Spesa online? Gli ingredienti per l’e-grocery prevedono prodotti di assoluta qualità e sfida contro il tempo che passa dal campo alla tavola. Come si fa? Logistica smart e consegna veloce
Reti digitali e fisiche destinate a intrecciarsi sempre di più. Si ordina online, magari si perfeziona via e-mail, ma la merce si riceve tramite un correre fisico, a casa o a un punto di raccolta. Temi su cui personaggi come Jack Ma e Jeff Bezos, rispettivamente fondatori di Alibaba e Amazon, hanno molto da insegnare anche al settore del food delivery, nel quale sono d’altronde presenti coi loro colossi dell’e-commerce, e che genera oggi in Italia un giro d’affari da 400 milioni di euro, allineandosi a una crescita internazionale stimata da Cb Insights sul 51% tra i primi trimestri 2013-2014. Dunque senz’altro da ritoccare al rialzo viste le notizie degli ultimi mesi.
Chi fa la spesa su internet?
Ma chi è che fa la spesa su internet? Lo aveva stimato qualche mese fa Cortilia, il primo mercato agricolo online. Tracciando un identikit certo non troppo mutato negli ultimi tempi. Chi si rivolge al macrocosmo della consegna a domicilio è di solito donna, lavoratrice e mamma. La fascia d’età più popolosa è fra i 35 e i 44 anni. Ovviamente è un’amante della tecnologia, molto attenta alla qualità dei prodotti che consuma, sempre con un occhio al prezzo. In termini di età, invece, la fanno appunto da padroni gli over 35 (39% dell’indagine). Seguono i 45-54enni col 25% mentre i più giovani (fascia 25-34) arrivano solo al 23%.
Utenza femminile
Online e offline, poco importa: la spesa rimane insomma appannaggio dell’utenza femminile. Otto intervistati su 10 sono infatti donne che – nessuna sorpresa – prendono le redini della coppia. D’altronde i frequentatori dei negozi digitali di cibo per l’83% sono proprio coppie: di queste, il 59% ha uno o più figli e ricorre alla rete per acquistare prodotti alimentari e bevande per tutta la famiglia. Quanto alle ragioni, sono presto dette: l’86% di chi ne fa uso ha un lavoro invasivo, che occupa tutta o gran parte della giornata: si tratta di impiegati (45%), quadri o dirigenti (21%) e lavoratori autonomi (20%).
Gli ingredienti di un’impeccabile e-grocery
Dunque, per i mercati agricoli e alimentari digitali, l’osservatorio del blog del venture capital P101 – che proprio l’anno scorso ha investito 1,5 milioni di euro in Cortilia – individua nella logistica smart la chiave fondamentale per un servizio di e-grocery competitivo. Anzi, perfetto nel suo equilibrio fra prodotto e servizio. Tanto da delineare alcuni ingredienti fondamentali del settore. Per chi già vi lavorasse e per chi intendesse tuffarsi nel mare magnum della consegna a domicilio in particolare di prodotti ortofrutticoli.
1) Le materie prime, la logistica, i big data
Primo elemento, quasi evidente e scontato: scegliere materie prime di qualità ineccepibile. È la garanzia per poter consegnare un prodotto che tuteli le proprie qualità organolettiche nel percorso dal campo alla tavola. Al passo successivo si colloca il cuore della questione, cioè una catena logistica efficace. Che significa? Dislocazione strategica dei magazzini in grado di accogliere i prodotti dai vari fornitori e preparare gli ordini per il consumatore, sfruttando magari – per tagliare tempi e costi – le potenzialità dei big data. Come i giganti internazionali insegnano.
2) L’autentica sfida è il tempo
Terzo passaggio, la ovvia catena del freddo e la scelta del packaging. Per la frutta e la verdura, di questo settore si occupa il focus di P101, carta e cartone garantiscono in assoluto il miglior rapporto fra qualità prezzo, peso e ingombro. Ma l’autentica sfida è il tempo. La corsa contro l’orologio fra produzione-raccolta e consegna dell’ordine. Un sondaggio condotto da Netcomm e Human Hughway, infatti, ha evidenziato come il servizio di consegna ideale per gli utenti debba essere veloce e rapido (19% e 5% dei termini utilizzati nelle descrizioni raccolte), puntuale (17%), preciso (4%), affidabile e sicuro (3%). Questo il passaggio, l’ultimo miglio, in cui la tecnologia può fare la differenza tramite software di logistica, raccolta ed elaborazione dei dati, limitando anche l’impatto ambientale.
3) La rete dei pick-up point
Ma in Italia bisognerà anche che si sviluppi un network ancora limitato, specialmente nell’atteggiamento dell’utenza: quello dei pick-up point, i punti di raccolta (cresciuti, secondo The State of online grocery retail in Europe, di un mostruoso 680%). Sebbene la consegna alla porta, possibilmente gratuita, sta diventando un requisito irrinunciabile. Ecco perché le società di logistica stanno mettendo un piede nel settore e viceversa: Dhl ha per esempio battezzato a marzo il suo mercato agricolo digitale (Allyouneedfresh.de), Alibaba ha di fatto acquistato Yto Express lo scorso maggio e Amazon, come noto, ha lanciato da anni Amazon Fresh (ma vende prodotti alimentari, sebbene non il fresco, con Prime Now in molte città del mondo, Milano compresa) e una miriade di altre iniziative nell’ambito.
4) I margini di crescita
Gli spazi di crescita in Italia sono enormi: basti pensare che la vendita online di alimentari vale per il 2% sul mercato business to consumer nostrano ma è bloccato all’0,25% in termini di penetrazione nel retail del settore.