Strasburgo invita a modificare l’etichetta che si basa solo sulla presenza di certi alimenti, ma non sulla quantità. Una norma che colpiva il made in Italy. Il paradosso? Bocciava il parmigiano e promuoveva bibite gasate light…
Per il made in Italy di qualità, l’etichetta all’inglese era una dannazione, capace di far fuori alimenti sani e famosi nel mondo come il parmigiano e di dare l’ok a bibite gassate ma senza zucchero. Un paradosso. Ma ora sta per finire. Il Parlamento europeo ha bocciato il sistema di etichettatura “a semaforo” sugli alimenti, che prevede bollini verdi, gialli o rossi sulla base del contenuto di nutrienti critici per la salute, ma non sulla quantità. Come sottolinea la Coldiretti, molto critica verso questo sistema già adottato dalla Gran Bretagna, “la segnalazione sui contenuti di grassi, sali e zuccheri non si basa sulle quantità effettivamente consumate, ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze”. Un sistema insomma che finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e promuovere, al contrario, le bevande gassate senza zucchero, “fuorviando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale”.
“Riesaminare la base scientifica”
L’aula di Strasburgo si è espressa sulla Relazione Kaufmann relativa al programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione europea, nella quale si invita la Commissione a “riesaminare la base scientifica, l’utilità e la fattibilità del regolamento 1924/2006 nonché eventualmente a eliminare il concetto di profili nutrizionali“, ovvero quelle soglie tecniche di determinati nutrienti “critici” (come grassi, grassi saturi, zuccheri, sale). Il “semaforo” aveva effetti paradossali: secondo i dati Nomisma, è il prosciutto di Parma con il bollino incriminato a soffrire di più, registrando una perdita a quota 84% fra maggio e luglio 2015 rispetto agli stessi mesi del 2014, mentre quello non etichettato cresce del 40%. Nel caso del Parmigiano Reggiano preporzionato, quello senza bollino fra dicembre e febbraio 2014 ha aumentato le vendite del 70%, mentre lo stesso prodotto con il bollino è calato del 4%. “Si tratta di un primo passo per porre fine ad una ingiustificata discriminazione dei prodotti italiani su mercati esteri che non trova alcun riscontro sul piano scientifico” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “una classificazione semplicistica di cibi buoni o cattivi, basata su singoli nutrimenti non promuove una corretta informazione ai consumatori ma si pone anche in contrasto con la politica dell’Unione Europea rivolata a tutelare le denominazioni di origine che sono risultate le piu’ danneggiate”.
Martina: “Bene così”
“Siamo sempre stati in prima linea contro il sistema di etichettatura a semaforo, che penalizza i nostri prodotti agroalimentari di qualità”, spiega il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, che ricorda come la battaglia sia stata condotta “anche in recenti Consigli dei Ministri europei, con l’appoggio di 15 paesi. Il voto di oggi in Parlamento europeo è un successo che l’Italia ha costruito facendo squadra. Abbiamo unito le filiere produttive, quelle agricole e collaborato costantemente con i nostri parlamentari, a partire da Paolo De Castro. Ora ci aspettiamo che la Commissione Ue faccia un salto di qualità concreto su questo piano. Lo dobbiamo soprattutto ai consumatori, che vengono tratti in inganno da questi sistemi basati su criteri discutibili. Non è ammissibile che le nostre aziende che lavorano sulla qualità e producono alcuni dei prodotti cardine della dieta mediterranea vengano penalizzate, mentre invece le bibite gassate light ricevono il bollino verde. L’Italia andrà avanti con determinazione”.
Si salva il 60% del Made in Italy
La bocciatura dell’etichetta a semaforo salva le esportazioni delle principali denominazioni Made in Italy, dal Prosciutto di Parma al Parmigiano Reggiano e Grana Padano, ma anche l’olio extravergine di oliva, la mozzarella o le nocciole che sono tra le vittime illustri della normativa adottata ingiustamente dal Regno Unito che colpisce il 60% delle produzioni italiane. Fino ad ora, nonostante la prescrizione del Regolamento in questione di esprimersi entro il 2009, la Commissione non ha mai dato seguito alla loro definizione e ha di fatto tollerato la decisione della Gran Bretagna di far adottare tale sistema dal 98% dei supermercati inglesi con un ostacolo alla libera circolazione delle merci che sta mettendo in pericolo alcuni settori cardine dell’export Made in Italy.