Dai broccoli cinesi al prezzemolo vietnamita, passando per pomodoro cinese, basilico indiano e mozzarella lituana. Tutto pieno di additivi chimici Ecco la black list (per la salute e il made in Italy)
C’è il basilico che viene dall’India, i pomodori cinesi, il prezzemolo del Vietnam, le cagliate lituane usate per produrre mozzarella che poi diventa “made in Italy”. Tutto non in regola, spesso dannoso per la salute per la presenza di additivi chimici, pesticidi, coloranti vietati. Insomma, un disastro. Una vera black list dei cibi più contaminati, quella presentata dalla Coldiretti durante la manifestazione di oggi a Napoli Una black list stilata sulla base delle analisi condotte dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare nel “Rapporto 2015” sui Residui dei Fitosanitari in Europa. L’ennesima protesta per difendere il made in Italy vero e chiedere l’etichetta di origine, la salvaguardia di prodotti come il pomodoro San Marzano e la mozzarella, due tra i cibi più copiati e contaminati. Basta un dato su tutto, e riguarda proprio la Cina: su un totale di 2967 allarmi per irregolarità  segnalate in Europa, ben 386 (15%) hanno riguardato il gigante asiatico.
Additivi, i broccoli cinesi nella black list
Quasi tutti (92%) i campioni sono risultati irregolari per la presenza di residui chimici: i peggiori sono i broccoli cinesi (presenza in eccesso di Acetamiprid, Chlorfenapyr, Carbendazim, Flusilazole e Pyridaben) così come il prezzemolo del Vietnam con il 78% di irregolarità (per presenza di Chlorpyrifos, Profenofos, Hexaconazole, Phentoate, Flubendiamide) e il basilico dall’India, fuori norma in 6 casi su 10 per Carbendazim, vietato in Italia perché ritenuto cancerogeno. Dalla Cina arriva una quantità spropositata di prodotti contaminati da micotossine, additivi e coloranti fuori legge. Per Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, “non c’è più tempo da perdere e occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri”.
Melagrana e fragole egiziane, peperoncino thai
Le melagrane egiziane superano i limiti in un caso su tre (33%), e fuori norma sono anche l’11% delle fragole e il 5% delle arance, che arrivano peraltro in Italia grazie alle agevolazioni all’importazione concesse dall’Unione Europea. Con una presenza di residui chimici irregolari del 21% i pericoli – continua la Coldiretti – vengono anche dal peperoncino della Thailandia e dai piselli del Kenya, ma sono sotto accusa anche i meloni e i cocomeri dalla Repubblica Dominicana che sono fuori norma nel 14% dei casi per l’impiego di Spinosad e Cypermethrin e il 15% della menta del Marocco, altro Paese a cui sono state concesse agevolazioni dall’Unione Europea per l’esportazione di arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, olio di oliva e pomodori da mensa che hanno messo in ginocchio le produzioni nazionali. L’accordo con il Marocco è fortemente contestato dai produttori agricoli proprio perché nel Paese africano è permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa. .
Pomodori cinesi, mozzarella lituana, olio tunisino
Mozzarella lituana e pomodoro cinese, con aggiunta di olio tunisino e grano canadese, danno il colpo di grazia a un campione del made in Italy come la pizza (fatturato di 10 miliardi in Italia, 5 milioni di pizze al giorno): due su tre servite in Italia parlano, grazie agli ingredienti, straniero. Nel 2015 sono aumentate del 379% le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina (circa 67 milioni di kg  nel 2015), ma a crescere del 279% sono state anche le importazioni di olio di oliva dalla Tunisia mentre c’è stato un incremento del 17% dei prodotti caseari destinati alla trasformazione industriale e, tra queste, soprattutto le cagliate provenienti dalla Lituania e destinate a produrre mozzarelle senza alcuna indicazione sulla reale origine in etichetta. E i primi dati del gennaio 2016 non sono incoraggianti neanche sul fronte delle importazioni di grano tenero, con l’aumento di mille tonnellate delle importazioni dall’estero.