La condizione di isolamento estremo offre spunti per affrontare al meglio le restrizioni imposte dall’emergenza coronavirus
Rinchiusi in isolamento totale, con temperature esterne fino a 80 gradi sottozero. È questa l’esperienza che ogni anno vive un gruppo di ricercatori in Antartide, nei cosiddetti winter-over, le spedizioni invernali del Programma Nazionale di Ricerche gestito da ENEA e dal CNR.
E proprio questa condizione di isolamento estremo può offrirci spunti per affrontare al meglio le restrizioni imposte dall’attuale emergenza coronavirus che, dopo oltre un mese, stanno causando diversi problemi agli italiani, fino a generare stati d’ansia e depressione.
Come gestire lo stress
Nella base antartica italo-francese di Concordia ogni anno ricercatori e personale logistico vivono per nove mesi sapendo di non poter essere raggiunti in alcun modo. E, per farlo, si sottopongono a un lungo addestramento. “Si tratta di una condizione molto simile a quella degli astronauti”, spiega Denise Ferravante, psicologa e ricercatrice ENEA, responsabile del reclutamento, training e supporto psicologico al team winter over.
“Tanto che l’Agenzia Spaziale Europea effettua ricerche a Concordia per prepararsi alle future missioni di lunga durata nello spazio”, aggiunge l’esperta, che ha stilato una lista dei punti di stress in comune tra la situazione di isolamento nella stazione di ricerca antartica e l’attuale fase di lock down in Italia. Ecco quali sono (e come possiamo affrontarli).
La convivenza forzata
Un piccolo gruppo di persone, che si sono conosciute poche settimane prima di partire è costretto a vivere insieme. “Questa condizione può accentuare comportamenti territoriali”, sottolinea Ferravante. Ovvero, come nel mondo animale, “può succedere che qualcuno senta come una mancanza di rispetto o una violazione della sua privacy il fatto che gli altri occupino i suoi spazi e reagire aggressivamente”. Ciò può verificarsi anche nelle nostre abitazioni con l’aumentare del periodo di isolamento.
Soluzione. Il dialogo è l’arma fondamentale per superare questa fase critica. “Occorre sviluppare tolleranza – spiega ancora la psicologa – smussare gli angoli, depotenziare momenti di contrasto attraverso il confronto aperto o, se ci rendiamo conto che non è possibile, soprassedere per affrontare la questione in un momento successivo, quando le emozioni saranno più gestibili”.
Comunicazioni e relazioni
Nella base Concordia in Antartide convivono forzatamente persone che non si sono scelte. Nessuna possibilità di andare via. Lontani dagli affetti, si deve necessariamente stringere relazioni interpersonali con uomini e donne conosciute solo poche settimane prima di partire. Questa condizione può generare stress e ansia, un ruolo importante lo può giocare la tecnologia.
Soluzione. Nelle spedizioni invernali in Antartide si è visto che la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie per comunicare con l’esterno ha incrementato notevolmente il benessere psico-fisico. Un po’ quello che sta accadendo a tutti noi: in queste settimane di emergenza infatti, pc, tablet, telefoni e altri device sono di aiuto per mantenere i contatti con familiari e amici e sentirsi così meno soli.
Impossibile andare via
Non è raro che nei nove mesi di isolamento possa manifestarsi la cosiddetta “Winter-Over Syndrome”, caratterizzata da nervosismo, apatia, alterazione della capacità di concentrazione e memoria, insonnia e incubi notturni, umore depresso e maggiore irritabilità.
Soluzione. Per contrastare tali effetti, vengono organizzate serate a tema, feste di compleanno, eventi, ricorrenze varie e, a metà inverno, che corrisponde al nostro equinozio d’estate, tutte le basi festeggiano il midwinter per alcuni giorni. Nonostante l’impossibilità di festeggiamenti di gruppo, cercare di celebrare ricorrenze e creare piccoli eventi, anche via Skype, può essere di aiuto per fronteggiare l’isolamento da COVID-19.
Subire un’imposizione
Nonostante le difficoltà dell’isolamento e delle condizioni estreme di temperatura e buio, chi partecipa alle spedizioni in Antartide restituisce sempre un feedback positivo e ne parla come di una grande occasione di crescita e sviluppo personale. Ma l’isolamento che stiamo vivendo in questi giorni ci è stato imposto, non è quindi una libera scelta come per le spedizioni antartiche. Una condizione che, a lungo andare, è sempre più difficile da accettare.
Soluzione. Secondo Ferravante è consigliabile rovesciare la prospettiva, pensando a questo tempo come un periodo che, pur nella costrizione, scegliamo di passare nel modo più utile per la nostra crescita, prendendoci cura di noi, dei nostri affetti, centrandoci sui nostri bisogni, ristabilendo le nostre priorità. “Perché – spiega – nel vuoto determinato dall’assenza dei mille impegni con i quali abbiamo riempito la nostra vita, in realtà c’è un pieno dato dall’opportunità di crescita e sviluppo personale, psicologico, spirituale”.
In sostanza, questa diventa per tutti noi un’occasione di cambiamento: “Il coronavirus ci ha fatto scoprire di essere fragili e vulnerabili, non immuni come credevamo”, conclude Ferravante. Ma è proprio la nostra fragilità che ci rende più adattabili: utilizziamo il trauma che stiamo vivendo per liberare la nostra forza vitale e mobilitare l’energia creativa”.