La startup danese di Michael Flarup propone una coloratissima avventura per Nintendo Switch e PC
Ci sono dentro tutti i capisaldi delle avventure videoludiche, nel coloratissimo Headland, fresco di debutto su Nintendo Switch e previsto presto anche su PC, via Steam. Da Super Mario a Zelda: i nove ragazzi del piccolo studio indipendente danese Northplay hanno senza dubbio preso spunto dai titoli migliori in circolazione.
Colpi di testa di Headland?
Il risultato è un adventure con visuale isometrica dalle tinte pastello e dalle ambientazioni accattivanti, per quanto le origini per mobile traspaiano eccome, soprattutto nella struttura dei livelli, pensati in genere per essere ripresi da uno schermo verticale (ecco perché, il più delle volte, si diramano verso l’alto, come corridoi infiniti). In Headland si prendono le parti di Nor, un ragazzo biondo, intenzionato a ricomporre la propria immaginazione finita in frantumi per opera di una entità malvagia.
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La trama delirante è in realtà il semplice spunto per gettarsi in un susseguirsi di livelli che riusciranno a intrattenervi per circa quattro ore, scarse, di gioco. Come si diceva, c’è un po’ di tutto in Headland: combattimenti all’arma bianca che riprendono i vecchi Zelda con visuale isometrica, qualche salto, diversi semplicissimi enigmi e pure la possibilità , che pare immancabile nei titoli di questo periodo, di craftare raccogliendo materiali e progetti così da dar vita a nuove armi.
Tranne le animazioni del protagonista, che pare un’anatra zoppa, non c’è nulla che non vada in Headland, ma non si può neppure dire che ci sia qualcosa che vada davvero, destinato cioè a essere ricordato. Intendiamoci, la grafica è carina, soprattutto data la provenienza da smartphone e tablet, la caratterizzazione ben fa il paio con la palette cromatica, ma il gioco resta abbastanza anonimo, tanto nello script, quanto per via del protagonista, per non parlare poi del gameplay che, come dicevamo, è un pot-pourri di meccaniche prese altrove, senza però presentare un’anima davvero ben definita.
Questo adventure danese è proprio come i biscottini al burro che vanno per la maggiore in Danimarca (quelli venduti nelle scatole di latta in cui le nonne piazzano ago e filo e noi ogni volta ci caschiamo sperando di poterne mangiare uno e invece ci infilziamo le dita): hanno un aspetto appetitoso, al primo morso sono deliziosi, ma non ti verrebbe mai voglia di abbuffartici, perché il sapore è sempre quello. E dopo un po’ ingolfano pure.
Allo stesso modo Headland, per quanto duri molto poco, è godibile a piccole dosi, mentre sulla lunga distanza tende a far emergere tutti i suoi limiti, dovuti soprattutto a una struttura di gioco poco definita, scarsamente originale e troppo derivativa.Â