L’idea di Lisa Casali per un matrimonio con un occhio di riguardo per l’ambiente. Dalle fedi in titanio al ricevimento a bassa emissione di CO2
Il 18 maggio 2019 Lisa sposerà Franco indossando il lino utilizzato per la lavorazione del Grana Padano Dop: materiale nobile, antico, naturale. Sta tra le pieghe del suo abito da sposa tutta la filosofia del riutilizzo possibile di materiali pregiati prestati a lavori tradizionali, che senza l’immaginazione avrebbero una sola vita. C’è da dire che Lisa Casali, scienziata ambientale, ormai da dieci anni studia le tecniche per cucinare a impatto zero, scrive libri per Feltrinelli e Mondadori su ecosostenibilità e cultura green applicata al nostri modo di mangiare, spostarci, arredare la casa. Sublimare tutto questo nel proprio matrimonio è diventato per lei un’avventura affascinante, imponendo zero sprechi, zero plastica, materiali di recupero, bassi consumi di acqua ed energia.
Un abito bianco
Ogni dettaglio è importante, ma l’abito bianco è il cuore simbolico del grande giorno: la ricerca di Lisa, iniziata con mesi di anticipo come per ogni sposa, era già indirizzata al recupero artigiano di un tessuto che potesse raccontare una storia. Come racconta su Instagram dal suo account @ecocucina: “Una sera per caso stavo chiacchierando con un’amica, Arianna Gandolfi (dell’Agenzia creativa Freel, ndr), che mi ha suggerito di recuperare i teli di lino usati per colare la cagliata del formaggio”. Quella che per un’altra sposa sarebbe stata un’idea assurda, per lei “è stata una piccola illuminazione” e il pensiero è subito andato al Consorzio Grana Padano: che in questi anni aveva conosciuto proprio per l’impegno sul fronte della sostenibilità ambientale.
È così che ha scoperto il ciclo di vita degli “schiavini”: teli di lino quadrati utilizzati per raccogliere il Grana Padano DOP quando il fagotto primordiale del formaggio viene tolto dalla giacenza sotto siero. Le forme avvolte dallo schiavino vengono posizionate in fascere e il tessuto assorbe il siero in eccesso. Alla fine del processo ogni telo – ognuno utilizzato per circa 15 giorni per produrre 15 forme, pari a 550 Kg di formaggio – viene lavato e sanificato, e usato per le pulizie prima di essere gettato. Una stoffa sostenibile che nessuno aveva mai usato per confezionare un abito da sposa: ora gli schiavini sono tra le mani sapienti di Alessia Baldi, stilista che mette tutta la propria competenza nella lavorazione dei tessuti naturali e sta assemblando queste tele leggere in un elegante abito bianco e lungo.
La cerimonia
Cerimonia e ricevimento si terranno a Marina di Ravenna, terra di Lisa e destinazione vicina ai parenti più stretti. Con allestimento sulla spiaggia, spesso simbolo di impegno ecologico, che verrà pulita e rispettata utilizzando materiali di recupero come vecchi pancali, sacchi di juta, cassette di legno, sfruttando il più possibile la luce naturale. La maggioranza delle partecipazioni è stata inviata via email, (su carta riciclata solo per i parenti più anziani) e molte informazioni e suggerimenti per gli invitati – da come comportarsi al matrimonio “green” a come ottimizzare gli spostamenti – sono contenute nel sito web creato per l’occasione.
Le fedi di Lisa e Franco sono di Jes Design, in titanio ottenuto da scarti di lavorazione come auto per la formula 1, elicotteri o protesi e lavorate senza trattamenti chimici. Per quanto riguarda il ricevimento, Banco Alimentare si occuperà a fine pranzo di recuperare tutte le eccedenze alimentari e di ridistribuire a mense Caritas e case famiglie della Romagna.
Nozze sostenibili
Sul suo blog Lisa Casali suggerisce anche i criteri generali per realizzare nozze sostenibili. La speranza è che la sua storia, di cui racconta dettagli ed evoluzioni organizzative, dimostri alle coppie che pianificano il grande giorno che l’attenzione all’ambiente non comporta rinunce ma richiede solo creatività e un pizzico d’attenzione in più, senza rinunciare ad eleganza e romanticismo. Ad esempio, basta scegliere aziende attente alla sostenibilità che riducano emissioni e siano attente all’impatto sul clima, preferire prodotti di produzione artigianale o comunque nati da processi attenti alla sostenibilità nell’uso delle risorse. L’allestimento può essere fatto con materiali di recupero e la logistica può essere organizzata riducendo i viaggi e le distanze.
Per quanto riguarda l’abbigliamento, partendo dal fatto che aggiustare un abito vintage o usato è la scelta più green che si possa fare, non mancano in commercio tessuti a basso impatto ambientale come la canapa, il lino, il ricino, il modal, il lyocell, il cotone e la lana bio che riducono al minimo l’uso di acqua e recuperano tradizioni antiche. C’è anche il newlife made in Italy ricavato dalle bottiglie di plastica riciclate e l’econyl o nylon ecologico prodotto con le reti da pesca recuperate negli oceani, tappeti domestici dismessi e scarti dell’industria tessile. Con questo filato si risparmia l’80% delle emissioni di gas serra rispetto a un nylon tradizionale.