Tutto quello che questo weekend vi impedirà di uscire e immergervi in attività sociali o all’aria aperta
Glow (stagione 2) – NETFLIX
Chi l’ha provata non l’ha lasciata. La serie ambientata negli anni ‘80 sul wrestling femminile sembra il trionfo della nicchia delle nicchie, invece è un perfetto esempio della filosofia che si cela dietro tutta la serialità: raccontare qualcosa di molto particolare, locale, specifico e farlo con grande documentazione e precisione, per calare gli spettatori in un mondo a parte e in realtà parlare d’altro (dei soliti temi umani: dall’amore alla ricerca di sé, fino al desiderio di successo). Il wrestling femminile anni ‘80 come la terra in cui si svolge Il Trono di Spade, un posto a sé dotato di sue regole tutto da conoscere ed esplorare.
Glow è una piccola chicca con un tono di commedia che ha il principale merito di aver portato alla ribalta Marc Maron, standup comedian di cui Netflix ha diversi spettacoli a catalogo, che dà al suo regista televisivo con passato nel cinema di genere di serie B un andamento disilluso, cinico e bastardo unico.
Pubblicizzato con grande enfasi su parrucconi e costumi da ring, in realtà Glow il meglio di sé lo dà quando prende di petto i meccanismi del successo, lo storytelling del wrestling, il suo fare appello in maniera così viscerale ai valori basilari dell’America profonda da essere intimamente ridicolo, anche quando sul ring ci sono persone abbastanza normali, e soprattutto una discreta abilità nel gestire i colpi di scena. Come il wrestling.
Mr. Robot (stagione 2) – AMAZON PRIME
Sì non è il massimo, ma che ci vogliamo fare? È l’unica serie dedicata all’hacktivism che abbiamo. E quindi ce la teniamo.
Il gruppo di hacktivisti fsociety, così palesemente ispirato ad Anonymous da usare anche le maschere di plastica con un sorriso, vuole fare il salto di qualità e dimostrare di poter mettere davvero in atto quel che minaccia: cioè eliminare il debito mondiale. Questo sostanzialmente il tema della seconda stagione in cui Elliot deve continuare a farsi strada con i suoi piedi in più staffe.
Di certo nella prima stagione mr. Robot non ha brillato per capacità di coinvolgere, tensione e scrittura brillante, ma almeno ha avuto una certa precisione nei riferimenti informatici (è pur sempre una serie TV, eh: non un manuale di testo!) e ha messo in scena il contrasto determinante dei nostri anni, cioè quello tra chi possiede i sistemi informatici e chi cerca di prenderne possesso con un ideale. Il fatto è che, se esiste un certo timore di controllo da parte delle grandi società del tech, è anche vero che mai come oggi le persone possono controllare e spiare governi e suddette società tramite i loro stessi strumenti.
Come far perdere la testa al capo – NETFLIX
Siamo nel campo del “davvero risaputo”, la commedia romantica dei nostri anni che mette in scena se stessa e la propria struttura senza voler cambiare niente. Ma lo fa per bene.
Come Far Perdere La Testa Al Capo è un piccolo caso: un original Netflix poco strombazzato di cui nessuno ha fatto pubblicità ma che si è fatto strada con il passaparola (e molto “perché hai visto…”) nell’opinione comune.
L’unico nome che possa dirsi realmente noto di questo film è Lucy Liu (il che è tutto dire) mentre la trama racconta di impiegati che vogliono accoppiare i loro capi per fare più vacanze (curiosamente lo stesso spunto di Metti La Nonna In Freezer). Derubricabile facilmente ma in realtà decisamente migliore di qualsiasi media, Come Far Perdere La Testa Al Capo è un classico esempio del cinema medio scomparso dalle sale: quei film di livello più che accettabile, sorprese divertenti che se fossero andate nei cinema nessuno sarebbe andato a vedere e invece su Netflix sono dei piccoli successi. O quantomeno trovano la loro strada, e il loro pubblico.