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La proposta arriva da tre parlamentari norvegesi. La ragazza che protesta al grido di #climatestrike e #SchoolsStrike4Climate è ormai un simbolo dello scuotimento delle coscienze
Nel giorno della vigilia di #FridaysForFuture, tre parlamentari norvegesi propongono di candidare al Nobel per la Pace la sua madrina, Greta Thunberg, la sedicenne svedese che ha inscenato gli scioperi contro gli adulti che distruggono il pianeta.
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Perché Greta Thunberg merita il Nobel?
«Abbiamo nominato Greta perché la minaccia del clima potrebbe essere una delle cause più importanti di guerre e conflitti», ha spiegato al Time uno dei promotori dell’iniziativa, il parlamentare Freddy Andre Ostergaard.
Dopo il suo discorso al vertice sul clima delle Nazioni Unite, la Cop24, in Polonia e al forum di Davos, occasioni durante le quali ha zittito delegati dell’ONU, politici e imprenditori, Greta Thunberg è infatti diventata un esempio per molti giovani in diversi Paesi, capace di smuovere le coscienze di migliaia, forse milioni di suoi coetanei in tutto il mondo, che domani marceranno compatti al #fridaysforfuture al grido di #climatestrike e #SchoolsStrike4Climate, una vera e propria manifestazione 2.0, nata sul Web e che al posto degli slogan poggia su hashtag.
Chi è Greta Thunberg?
Impossibile non conoscerla, ma è comunque doveroso ricordare chi sia Greta Thunberg, la ragazzina svedese che, classe 2003, dal 20 agosto dello scorso anno si siede ogni venerdì, armata di incredibile pazienza e inossidabile determinazione, davanti al Parlamento di Stoccolma per protestare contro i cambiamenti climatici.
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Una forma di dissidio silenzioso, il suo, che ha comunque avuto una eco globale grazie ai social, portata appunto sulle ali di hashtag come #fridaysforfuture, #climatestrike e #SchoolsStrike4Climate. Quest’ultimo mutuato in inglese dal suo cartello: Skolstrejk för klimatet, sciopero dalla scuola per il clima.
Il suo obiettivo principale in origine era il rinnovo parlamentare in Svezia: approfittare della corsa elettorale per costringere i politici a parlare della questione ambientale e dei cambiamenti climatici in atto.
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Poi è diventata ben altro: un guru, una eroina, una visionaria, una Giovanna d’Arco dei tempi moderni. Un vessillo. Tanto da essere tirata per le sue colorate giacchette persino dai politici di altri Paesi. Nicola Zingaretti le ha dedicato la sua elezione a segretario del Pd, lasciando gli altri protagonisti del sonnacchioso panorama politico italiano interdetti.
Attesi in migliaia, in piazza, per Greta
Attorno alla sua figura delicata e diafana domani si riuniranno idealmente migliaia – forse milioni – di studenti di ogni nazionalità: il #fridaysforfuture promette di animare oltre 1500 piazze in tutto il mondo. E poco importa se in molti – come tanti altri adulti che li hanno preceduti – abbracceranno la causa ambientalista in modo opportunista, per saltare un giorno di scuola, per garantirsi un week end lungo.
Sarà comunque un risultato incredibile dato il vuoto cosmico ideologico che permea l’epoca contemporanea. Un risultato incredibile, comunque vada, che domani sarà valutato, soppesato, misurato e svilito da editorialisti, opinionisti, politologi che si caleranno nel ruolo di questori, pronti a contare chi davvero è sceso in strada, se quelle piazze erano piene, vuote o riempite a metà. Gli stessi che dicono che i giovani sono apatici, votati al nichilismo 2.0, sempre chini sui loro smartphone, incapaci di manifestare interesse e passione. Non è così.
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Poco importa anche se il messaggio che questi ragazzi stanno veicolando poggia su di una importante contraddizione: manifestare per il proprio futuro rinunciando però all’istruzione, che quel futuro contribuisce a garantirlo e a costruirlo. Del resto, come ha detto ieri l’ONU, è il destino del mondo, ormai, a essere in ballo. E l’eredita che le generazioni precedenti stanno lasciando a questi ragazzi è tutt’altro che positiva. Non sarà una mattinata in più o in meno trascorsa vegetando sui banchi a cambiare le cose, ma un risveglio delle coscienze può, invece, fare molto.