In tutto nove episodi per raccontare le avventure del compagno Ivan Ivanovich
Little Orpheus è riuscito nel salto di console senza farsi neanche un graffio. Lanciato in origine soltanto sull’Apple Store, la creatura della software house The Chinese Room è atterrato con grazia pure su NintendoSwitch, dove abbiamo avuto il piacere di scoprire un titolo facile (forse troppo) nell’esecuzione, ma altrettanto intrigante nella trama. Lo scenario di fondo è la guerra fredda: il 1962 può essere definito ancora piena fase calda del conflitto tra USA e URSS. Tra gli obiettivi c’è anche la colonizzazione dello Spazio, con un occhio privilegiato sulla Luna. Mentre gli Stati Uniti investono sul settore con la presidenza Kennedy (l’uomo sarebbe arrivato sulla Luna nel 1969), a Mosca sembrerebbe che i piani dell’orso russo guardino in direzione opposta. Letteralmente. Little Orpheus parla di un astronauta, il compagno IvanIvanovich, spedito dai comunisti in un vulcano spento per esplorare il cuore della Terra.
LittleOrpheus è sviluppato in nove episodi, sbloccabili uno dopo l’altro. Funziona esattamente come una miniserie, con ogni puntata che non va oltre la mezz’ora di gioco. Il gameplay è a scorrimento orizzontale e prende il via in uno scenario magico. Dato che siamo in tema – vista la recente uscita al cinema del film – in certi istanti ci è parso come di essere piombati su qualche isola sperduta insieme a Nathan Drake, in una sorta di spin off di Uncharted. Il protagonista è un astronauta, che racconterà la sua storia in alcuni momenti specifici, spiegando e anticipando alcune delle avventure più esilaranti mai vissute da un astronauta.
L’aspetto senz’altro più bizzarro di LittleOrpheus è che la narrazione spaziale viene rovesciata e fatta schiantare a terra. L’eroe è un simpatico e mingherlino astronauta, che assiste incredulo alla distruzione del suo razzo non appena atterra là dove Mosca l’ha spedito. Un po’ acciaccato e zoppicante inizia così a farsi strada in un mondo misterioso che toglie il fiato: alberi alti come montagne, statue enormi risalenti a sconosciute e antiche civiltà e, come se non bastasse, mostri inferociti presi a prestito dai kolossal.
Vi lasciamo alle immagini di questa recensione per farvi venire l’idea delle stranezze sparse lungo tutto il percorso del nostro IvanIvanovich. Il videogioco richiede uno spostamento costante, con enigmiambientali decisamente scontati per raggiungere i gradini più alti. Non ci sono fasi di combattimento, soltanto viene richiesta attenzione nelle fasi clou: se un mostro dai denti aguzzi vi sta dando la caccia tra i cespugli, badate bene a uscire soltanto quando volge lo sguardo altrove. Altrimenti diventerete immediatamente cibo per animali preistorici.
Giornalista professionista, 33 anni. Mi occupo di tecnologia e innovazione su StartupItalia con interviste e approfondimenti. Collaboro con Blum e Rivista BC. Modero e conduco eventi sul mondo tech
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