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Il nuovo partito di Matteo Renzi avrà un sito web? E’ ancora importante che ce l’abbia: perché è il luogo dove tenere viva la partecipazione di una comunità che si aggrega attorno a un movimento, un’idea, un progetto
Molto interessanti i commenti che ho ricevuto i giorni scorsi ad un tweet nel quale sottolineavo che il neonato partito di Matteo Renzi “Italia viva” non avrebbe potuto utilizzare un dominio web della gerarchia italiana poiché tali domini erano già occupati. Ne cito alcuni partendo da questo di Stefano Quintarelli:
È che noi siamo vecchi e pensiamo ancora ai nomi a dominio.
Ormai contano poco o niente, tra google, app, Facebook, instagram…
Chiedi ad un immigrato digitale cosa sono e a che servono. Non lo sanno. Nemmeno la mail usano più.
È un effetto dei silos monopolistici.
— Stefano Quintarelli (@quinta) September 17, 2019
Altri si chiedano se i siti web abbiano più senso:
Conoscete ancora qualcuno che digita il dominio nel browser? Per il 90% almeno é una ricerca su Google, dunque con un buon SEO si potrebbe finire sulla home Page di Italia Viva digitando xyz 🙂
— Alessandro Rodani (@alexrodani) September 18, 2019
Altri ancora, con maggior sintesi, immaginano che sia un problema mio:
Vecchio
— Albert Antonini (@antoninimangia) September 18, 2019
Perché dico che simili reazioni sono interessanti? Per due ragioni. La prima è perché è vero: le pagine web, dei partiti, dei singoli politici, ma anche delle aziende, perfino quelle dei semplici cittadini, hanno sempre minor centralità, ed è vero che esiste una logica di esercizio secondo la quale ciò che viene maggiormente utilizzato, le prassi adottate insomma, sono la bussola alla quale rivolgersi per indovinare il futuro. Secondo una simile logica i partiti politici non avranno bisogno di siti web (che nessuno guarda più) ma di una solida presenza sui social (dove invece stanno tutti) e poi domani chissà.
La seconda ragione è che – secondo me – tutto questo è profondamente sbagliato, anche se sostenerlo assomiglia molto a trasformarsi nel salmone che prova a risalire la corrente. La casa digitale, di un partito, di un’azienda o di una singola persona, la cura con cui viene gestita e aggiornata, l’attenzione che le si dedica, non sono (solo) un retaggio di un’epoca andata, ma un simbolo di ecologia digitale. Il luogo del riconoscimento di noi. Ovviamente tale luogo potrà risiedere dove si crede, ma una simile scelta parlerà di noi.
Mentre le possibilità di interazione che abbiamo in Rete si moltiplicano e si differenziano, i luoghi di residenza in Rete restano tutto sommato sempre gli stessi. Al momento non avere un sito web ben tenuto, con l’erba tagliata e la cancellata verniciata di fresco, significa pensare a Internet come a un tubo attraverso il quale sparare le proprie bordate. È invece – anche senza visitatori – prima di ogni altra cosa il luogo centrale del proprio pensiero digitale. La casa dolce casa, punto di riferimento indispensabile, mentre tutti sono al bar.