In collaborazione con |
I dati Censis dipingono un quadro chiaro. Il pubblico si informa meno, il calo dei giornali non viene compensato dai social network. La TV resiste, crolla Facebook
I numeri del Censis, pubblicati qualche settimana fa sugli strumenti utilizzati dagli italiani per informarsi, sono interessanti e deprimenti. Nel loro insieme esprimono una vasta e persistente diffidenza dei cittadini verso l’informazione in genere: un disinteresse che non salva nessuno tranne forse la vecchia, svalutatissima e noiosa TV.
I giornali cartacei sono sfogliati ormai da una quota residuale della popolazione: il 14,2% dei cittadini li apre almeno una volta alla settimana; i giovani adulti con meno di trent’anni praticamente mai (3,5%). Dei settimanali e mensili meglio non parlarne. La radio, da sempre decantata come il medium intelligente e gentile, cala del 2% rispetto al 2017.
Dall’altro lato la rivoluzione digitale, sulle cui potenzialità informative abbiamo smesso di farci illusioni da alcuni anni, continua a deludere. I quotidiani digitali e i siti web informativi in genere non hanno sostituito i giornali di carta e collezionano anch’essi crescite negative. I blog e Twitter hanno numeri residuali. Perfino i motori di ricerca, che la quota meno colta della popolazione digitale ha utilizzato per anni per cercare informazioni occasionali, calano di quasi il 10%.
Un discorso a parte merita Facebook che fra il 2017 e il 2018 ha perso quasi 10 punti percentuali. Nemmeno su Facebook la gente si informa più. Di sicuro avranno contato al riguardo alcune scelte strategiche della piattaforma, eppure, per una volta, in attesa di un’alternativa intelligente che tarda a mostrarsi, il fatto che 30 milioni di italiani abbiamo smesso di abbeverarsi al flusso ininterrotto di bufale e notizie non confermate che il proprio feed produceva ogni giorno, sarà difficile considerarlo un dato del tutto negativo