In attesa di Oddworld Soulstorm e New Tasty (in arrivo a breve su Switch), gli utenti Nintendo possono ingannare il tempo rispolverando questo classico di 19 anni fa
Chi dovesse saltare a piè pari il testo di questa recensione, limitandosi a dare un’occhiata al video e alle foto di contorno molto probabilmente si farebbe una pessima idea di Oddworld: Munch’s Oddysee. Ok che il Nintendo Switch è la console meno potente, ma il comparto grafico di questo titolo è infatti incredibilmente obsoleto. “Datato” sarebbe la parola giusta, perché Oddworld: Munch’s Oddysee altro non è che il porting di un videogioco del 2001. Parliamo quindi di un prodotto che ha 19 anni sulle spalle e che… be’, stilisticamente è invecchiato parecchio male. Ma non importa, perché videoludicamente ha sempre un grosso valore dato che rappresentò il debutto della serie nel mondo 3D.
Nata originariamente in ben altri lidi, la saga ideata da Sherry McKenna e Lorne Lanning sta ora iniziando a traslocare anche su console Nintendo. In attesa dell’ultimo capitolo, Oddworld Soulstorm, che dovrebbe uscire questo inverno (però, solo su PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox One, Microsoft Windows, per Switch in ottobre arriverà invece Oddworld: New ‘n’ Tasty), i giocatori dell’ibrida nipponica possono provare non solo questo Oddworld: Munch’s Oddysee e, se avanza qualche spicciolo, anche Oddworld Stranger’s Wrath HD, già presente sull’eShop. Ma torniamo a noi.
In  Oddworld: Munch’s Oddysee occorrerà alternarsi continuamente tra due buffi alieni: Abe, che certo non ha bisogno di presentazioni e Munch, ultimo Tripedonte rimasto in vita. Prima di continuare, una postilla: salvo che nel frattempo non sia intervenuta una patch, per avere il gioco italiano bisogna scaricare l’apposito DLC gratuito presente sul Nintendo eShop. Come in tutti gli altri episodi della saga, anche in questo dovremo batterci per scardinare il sistema. Un “sistema” che espande e amplifica le storture della rivoluzione industriale: in un mondo fatto di macchine, ciminiere puntate sul buco dell’ozono e operai ridotti in schiavitù, i nostri due alieni verdi sono i soli rimasti a piede libero che possono ancora fare qualcosa.
Entrambi i protagonisti posseggono caratteristiche uniche: Munch, con quel fisico simile a un rospo, è una creatura anfibia, perciò si sposta meglio in acqua, mentre Abe affonda come un sasso, ma in compenso saltella con maggior disinvoltura sulla terraferma. Il Tripedonte è in grado di collegarsi a terminali e di scorrazzare su di una scalcinata sedia a rotelle, mentre l’esile compagno può scagliare i nemici parecchio lontano (incluso l’amico capoccione) e assumere temporaneamente il controllo dei nemici. Poi naturalmente ci sono i power-up, sotto forma di misteriose bevande in lattina: conferiscono i poteri più disparati (invisibilità , velocità supersonica, ecc…) che variano al variare di chi assume la sostanza psicotropa gassata… Sulla base di questa distinzione il gioco opera tutta una serie di piccoli enigmi e plasma un level design sufficientemente variegato e arzigogolato.
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Torna la possibilità per Abe (che lo aveva reso celebre negli episodi bidimensionali) di impartire comandi agli altri Mudokon (la sua razza) ridotti in schiavitù in cui si imbatterà , dovendo nel contempo avere cura delle loro vite visto che di fronte ai nemici tendono a cadere come mosche. Insomma, come si può intuire da questa rapida carrellata sulle possibilità ludiche offerte, Oddworld: Munch’s Oddysee è un prodotto ancora oggi parecchio divertente e in grado di diversificare richieste e obbiettivi imposti al giocatore.
Non va altrettanto bene sul fronte tecnico, dove una telecamera un po’ troppo pasticciona e, soprattutto, un pesante effetto fogging, tendono a chiudere e soffocare la visuale. Oddworld: Munch’s Oddysee corre a 60 frame al secondo come promesso dagli sviluppatori, ma forse sarebbe stato meglio sacrificare un po’ di velocità per ritoccare gli effetti visivi. I 19 anni del titolo prodotto da Microids si vedono tutti e, come si anticipava, tra i videogame dell’epoca questo non è certo tra quelli invecchiati meglio, nemmeno per stile. Ma non importa troppo perché, alla prova dei fatti, ciò che conta davvero è che Oddworld: Munch’s Oddysee diverta come allora e… sì, effettivamente lo fa.
Tecnicamente sarà anche invecchiato maluccio, ma il titolo sviluppato dai ragazzi di Oddworld Inhabitants permette di recuperare un piccolo frammento di storia videoludica, divertendosi all’interno di un mondo 3D che, una volta tanto, evita di scimmiottare i riusciti Super Mario e Banjo – Kazooie, preferendo muoversi su binari propri. Un videogioco da recuperare, insomma, soprattutto se non avete dimestichezza con la saga di Abe, che tra l’altro vanta un umorismo cinico davvero apprezzato da chi scrive.