La serie britannica di corse rivoluziona il gameplay proponendo una visuale decisamente inedita
Per qualche misteriosa casualità , su una console solitamente povera di titoli automobilistici come il Nintendo Switch, nel giro di qualche settimana si sono avvicendati due titoli molto simili: prima è arrivato art of rally (rigorosamente in minuscolo, a sottolineare lo stile semplice e spartano che lo caratterizza) e poi Rush Rally Origins, ultimo esponente di una saga decennale che, in occasione del quarto episodio, ha scelto la formula del reboot proponendo una inedita visuale isometrica. La stessa che caratterizza – altra casualità – art of rally. Immancabile, quindi, strutturare l’intera recensione paragonando i due videogame…
Chiariamo una cosa importarte: art of rally è proposto al pubblico a circa 25 euro, mentre Rush Rally Origins costa un quinto: lo portate sulla dashboard del vostro Nintendo Switch con una banconota da cinque ero. Prezzi molto contenuti in entrambi i casi, ma la differenza è notevole e andrà tenuta ben a mente, mentre proveremo a paragonarli. C’è poi una ulteriore questione preliminare da affrontare: art of rally è un piccolo gioiello, ma la versione per Nintendo Switch, come vi avevamo detto in sede di recensione, è davvero bruttina. Risulta infatti derubata della maggior parte dei dettagli che ci hanno deliziato giocandolo su PC o sulle altre console in commercio e per di più pure scattosa. Rush Rally Origins invece come se la cava?
Sotto il cofano di Rush Rally Origins
Come anticipavamo, con la decisione di passare a una visuale dall’alto, i ragazzi di Brownmonster hanno cambiato profondamente la loro serie (ancora nel terzo capitolo la telecamera era alle spalle della vettura, ma poteva essere posizionata pure nell’abitacolo, per conferire maggior realismo), così da strizzare l’occhio a chi cerca un prodotto particolarmente arcade. E in effetti, la più grande differenza che intercorre tra Rush Rally Origins e art of rally è che, mentre nell’ultimo occorre davvero impegnarsi per restare in pista, in questo occorre impegnarsi per uscire dal tracciato.
Le auto sono incredibilmente incollate alla strada, talvolta non serve nemmeno alzare “il piede” dall’acceleratore mentre si affrontano curve abbastanza insidiose e ciò ci permette, molto irrealisticamente, di fare buona parte di una tappa a tavoletta, quando tutti sanno che l’essenza del rally è data da una guida scattosa, a strappi, in cui brusche frenate e forti riprese si susseguono di continuo fino al traguardo. Perfino in piena curva le derapate sono limitate, subentra un fastidioso sottosterzo. Poi per fortuna la situazione migliora, leggermente, con le cilindrate maggiori. L’aspetto irrealistico si riscontra anche nella fisica: le vetture sbandano contro alberi e ostacoli come guard-rail senza offrire la risposta sperata: paiono più uno scatolone di cartone che si schianta goffamente a terra. A quanto ci è sembrato, si rompono (o meglio, si deformano leggermente), ma ciò non ha ricadute di sorta sulla loro tenuta.
Abbiamo usato il verbo “sembrare” perché la visuale aerea impedisce di cogliere i dettagli e inoltre Rush Rally Origins è piuttosto povero di particolari (difatti vi consigliamo di giocarlo in modalità portatile, perché spalmato sul vostro TV del salotto è davvero miserello e tradisce le sue origini per smartphone…). Fa peraltro sorridere che a inizio carriera il gioco vi chieda di stabilire cosa ci sarà scritto sulla vostra targa, quando l’auto sarà sempre inquadrata dal tetto e comunque a una distanza tale che sarebbe impossibile anche solo distinguerla dai fanali.
Abbiamo invece apprezzato che gli sviluppatori ci abbiano permesso di selezionare in ogni momento il livello di dettaglio: intendiamoci, anche settato su “ultra” la resa estetica resta piuttosto bassa, con texture slavate e ben pochi particolari su pista, ma almeno abbassandolo la fluidità di aggiornamento rimane costante, limitandosi a barcollare, di tanto in tanto, quando ci sono altre auto in pista e solo se si vuole conservare la risoluzione maggiore. Paradossalmente, una grafica simile, che certo non fa gridare al miracolo, soddisfa però molto di più di quella di art of rally per Nintendo Switch, che propone paesaggi lunari, con pochissimi alberi e casette. I boschi di Rush Rally Origins sono invece più rigogliosi che mai, anche se art of rally, pur con tutti i tagli subiti dalla versione Switch, continua a essere spettacolare per i suoi colpi d’occhio: il titolo di Brownmonster di contro propone scenari tutti uguali, assai poco evocativi e con tanti elementi riciclati.
Nonostante tutto, però, pur con tutti i suoi limiti, Rush Rally Origins si difende sorprendentemente bene e con ogni probabilità è il miglior titolo del genere in quella fascia di prezzo (che, ripetiamo, si assesta sui cinque euro). Se siete rimasti delusi dalla resa su Nintendo Switch di art of rally ma non vi sentite ancora sazi di corse nel fango, potreste dare un’opportunità a questo: non ve ne pentirete.