Più di un giornalino scolastico, Scomodo è un esperimento di giornalismo indipendente che si è finanziato con il crowdfunding. La storia
“Scomodo” è una rivista mensile realizzata da oltre 400 studenti romani (liceali e universitari) completamente indipendente, gratuita ed autofinanziata. Oltre a diffondere una forma di giornalismo dal basso, lo scopo che persegue è quello di costruire un nuovo modello culturale ripartendo dai tanti spazi pubblici dismessi della Capitale. Ne abbiamo parlato con il direttore editoriale Edoardo Bucci.
Edoardo, ci spieghi le tappe principali del viaggio di “Scomodo”?
L’idea del mensile è venuta a un gruppo ristretto di ragazzi nell’agosto del 2016 e il successivo 9 settembre partecipano alla grande riunione plenaria un centinaio di studenti. “Scomodo” ha esordito l’8 ottobre del 2016 durante la prima “Notte scomoda” che si è svolta presso il liceo Machiavelli, nel quartiere di San Lorenzo. Abbiamo proseguito le pubblicazioni secondo il calendario scolastico e dopo l’uscita di “Presente” nel giugno scorso ci siamo presi una pausa prima di riprendere a scrivere in gennaio.
Le “Notti scomode” non servono solo a distribuire e finanziare il giornale.
“Scomodo” non vuole essere solo un organo di informazione, ma uno strumento per sensibilizzare i cittadini verso un tema fondamentale: la riqualificazione degli spazi abbandonati della nostra città. Le “Notti scomode” non sono delle feste studentesche, ma delle vere e proprie manifestazioni culturali in cui diamo spazio a musicisti emergenti e a chi quotidianamente si impegna affinché questi luoghi possano tornare a essere vissuti. Tra questi, giusto per fare degli esempi, ci sono l’ex arsenale Pontificio a Porta Portese, l’ex deposito Atac di piazza Ragusa e lo stadio Flaminio.
Lo scorso maggio avete promosso una raccolta crowdfunding, è stata un’esperienza positiva?
Assolutamente sì. Attraverso il crowdfunding sulla piattaforma Ulule abbiamo raccolto 26.500 euro che ci hanno permesso di coprire le spese di stampa di tre numeri tra cui quello estivo intitolato “Presente”, composto da 320 pagine e distribuito gratuitamente in 7500 copie nelle piazze di Roma. La nostra attività di giornalisti continua ad essere volontaria, così come è volontario il contributo che raccogliamo con la diffusione della rivista presso i “Punti scomodi” sparsi per la città (librerie, università, scuole, etc.).
L’undicesimo numero di “Scomodo” è in uscita nei prossimi giorni. Quali sono i temi che avete approfondito?
Questo numero è di 88 pagine e ha la copertina disegnata da Antonio Pronostico. Abbiamo dedicato più di 30.000 caratteri alla storia dell’evoluzione dei partiti politici italiani per raccontare l’attuale campagna elettorale in un modo differente. Inoltre, ci saranno approfondimenti riguardo la politica internazionale, alcuni nuovi fenomeni culturali italiani e romani e il primo episodio della rubrica “La città ingovernabile”, con un’intervista all’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli. Con questo spazio vogliamo indagare a fondo le problematiche amministrative che attanagliano la Capitale.
Negli ultimi mesi si è molto parlato del tema “fake news” e della loro capacità di influenzare l’opinione pubblica, tanto da modificare l’esito delle elezioni come negli Usa. Qual è la vostra idea al riguardo?
Crediamo che il vero problema non sia tanto la diffusione di notizie false – che sono sempre esistite – quanto la mancanza di una cultura dell’informazione credibile. La velocità con cui le fake news si diffondono attraverso la condivisione sui social network gli conferiscono una credibilità per cui se una notizia è letta e condivisa da tanti allora è automaticamente vera. Una possibile risposta a questo fenomeno – se non l’unica – è quello di tornare ad investire sulla qualità contenutistica degli articoli e modificare la formula in cui l’informazione viene proposta al pubblico. Noi ci stiamo provando.
Da parte degli insegnanti c’è un sincero supporto a questa vostra attività extra didattica?
Molti dei nostri insegnanti seguono con interesse e coinvolgimento l’attività di “Scomodo” e di questo ne siamo molto soddisfatti. Il mancato supporto – se così vogliamo chiamarlo – è da parte del sistema scuola, che non considera formalmente il valore formativo di realtà auto organizzate come la nostra, relegandola alla stregua di una partita a calcetto.