l game designer solitario Juliano Lima di lightUP. Perché i blob nei videogiochi sanno essere deliziosi
Dici Slime e subito chi ha esperienza nel campo dei videogiochi pensa al mostro più iconico di Dragon Quest, la fortunata serie J-RPG di Enix (oggi Square-Enix) che negli ultimi anni anche i giocatori europei hanno potuto conoscere appieno, recuperando capitoli in un primo tempo mai giunti nel Vecchio continente. Chiariamo allora subito una cosa, anche se l’eroe di questo gioco è tondo, floscio e azzurro, Slime’s Journey non c’entra proprio nulla con la saga ideata nel 1985 da Yūji Horii e dal suo studio, Armor Project, con la collaborazione di Akira Toriyama e di Kōichi Sugiyama.
Slime’s Journey: un po’ Kirby un po’ Metroid
Sviluppato dal game designer solitario Juliano Lima di lightUP, che da ben 7 anni ormai si diletta a confezionare piccole ma coloratissime avventure (il nostro Alessandro ha recentemente redatto la recensione di Super Sunny Island), Slime’s Journey è un platform bidimensionale assai canonico disponibile per PC, via Steam, Nintendo Switch, PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox One e Xbox Series X|S.
La sola variazione sul tema che si è concessa l’autore riguarda il modo in cui si possono attaccare i nemici: se in Super Sunny Island il pinguino spara, qui il nostro blob – che seguiremo fin dalla schiusa del suo ovetto – lancia perfino bombe, che andranno prima raccolte e usate con parsimonia (in realtà è abbastanza difficile restarne senza).
Solo sulla base di quest’unica abilità poggia questo platform 2D zuccherino, dalla grafica e dalla giocabilità puramente vecchia scuola. Che poi, a voler andare per il sottile, Slime’s Journey è strettamente imparentato con il sotto-genere dei metroidvania, prevedendo mappe un po’ più arzigogolate del normale che prevedono, nascosti qua e là, numerosi potenziamenti utili a irrobustire il nostro eroe (che, poverino, già non ha uno scheletro a sorreggerlo…)
Il risultato è, appunto, un titolo che pare uscito dai primi anni ’90. A volergli trovare dei difetti si potrebbe dire che è eccessivamente ripetitivo, che l’animazione con cui vengono passati per le armi i nemici (il loro sprite viene scagliato verso lo scherno, ingigantendosi) è carina sulle prime, confusionaria nei momenti un po’ più caotici dato che tende a nascondere per qualche secondo porzioni della mappa e che avremmo voluto qualche arma per variegare l’esperienza e almeno un paio di trovate utili a spezzare la monotonia, ma si tratta, appunto, di un videogioco sviluppato da un’unica persona, delizioso specie dal punto di vista estetico. Difficile dunque chiedere di più.