L’opera prima di uno studio composto da sole tre persone arriva sull’ultima ammiraglia Sony
Ma quanto sono belle le volpi? E no, non intendiamo solo quelle che, dalle parti di Nintendo, volano nel cosmo affrontando battaglie stellari, ma anche e soprattutto quelle che abbiamo qui sulla terra e, benché comunemente ritenute intelligentissime, spiccano per ritrosia e timidezza (o forse non si lasciano avvicinare da noi proprio perché intelligenti, chissà …) Se avete mai visto il film La volpe e la bambina anche voi, come noi, ve ne sarete immancabilmente innamorati. E Spirit of the North, peculiare, dolce, delicata opera di una piccolissima e giovane startup innovativa, ci permette proprio di rivivere i fotogrammi di quella pellicola e di calarci nel fulvo manto di una volpacchiotta che dovrà affrontare una avventura mistica per salvare il mondo.
Se avete giocato a Lost Ember (nel caso, qui la nostra recensione), potreste trovare parecchie somiglianze tra il videogioco del piccolo team di sviluppo mooneye studios e l’opera prima di Infuse Studio. E non solo per via della grandezza delle rispettive startup, la prima composta da appena 4 elementi, guidati da Tobias Graff, mentre la seconda conta appena 3 membri: i co-fondatori e 3D Artist Tayler Christensen e Jacob Sutton e il compositore e produttore Joseph Gifford. Ma anche a livello estetico e contenutistico le loro due opere si assomigliano davvero molto. Se in Lost Ember si controllava principalmente un lupo nero, qui si guiderà una volpe rossa. Come in Lost Ember, comunque, anche in Spirit of the North non mancheranno le occasioni di calarci in altri animali maggiormente onirici e sarà perfino possibile spiccare il volo. Entrambi i titoli, infine, sono una lunga, placida e rilassante passeggiata tra ambientazioni altamente evocative seguendo le orme di una civiltà perduta.
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In realtà , è impossibile dire chi abbia preso ispirazione da chi, dato che sia Lost Embers sia Spirit of the North sono usciti più o meno in contemporanea. La prima versione, quella per PS4, ha infatti debuttato nel ’19, per poi approdare su Nintendo Switch l’anno successivo e, infine, dopo alcuni mesi, siamo ora a parlare di quella per PlayStation 5. Nel mentre, i tre ragazzi al timone hanno fato la dovuta esperienza, come traspare dalla versione PlayStation 5, che si chiama Spirit of the North: Enhanced Edition. Il fronte tecnico, che era stato finora quello più scivoloso della loro produzione, appare finalmente più solido e convincente, ormai all’altezza della direzione artistica.
L’Islanda in cui si muoverà la nostra volpacchiotta (a noi ha ricordato tantissimo l’Inghilterra medievale appena vista in Assassin’s Creed Valhalla), risolvendo piccoli enigmi, è punteggiata da antiche e misteriose rovine in pietra e ricca di scorci davvero notevoli. Su Switch l’inesperienza del team aveva fatto sì che il gioco fosse a più riprese rovinato da pop up e texture che tardavano a caricare, mentre su console Sony, grazie anche alla potenza di calcolo nettamente maggiore, il gioco riesce finalmente a dare il meglio di sé.