La startup di San Francisco Unknown Worlds Entertainment ci porta a fare immersioni in acque pericolosissime (e gelide)
Quest’oggi i giocatori del Nintendo Switch potranno buttarsi a capofitto nell’avventura, quella con la ‘a’ maiscola. Sullo store digitale arrivano infatti Subnautica (che il nostro Alessandro ha recensito qui) e la sua attesa espansione stand alone: Subnautica Below Zero, che debutta contemporaneamente su PC, PS5, PS4, Xbox Series X|S e Xbox One. Cos’è cambiato rispetto al primo capitolo?
Leggi anche: Relicta, cosa fareste se veniste abbandonati sulla Luna?
Battendo i denti dal freddo in Subnautica Below Zero
Ovviamente, la più grande novità portata in dote da Unknown Worlds Entertainment, il team indie californiano che nel 2015 si è fatto conoscere in tutto il mondo proprio con la prima release del capostipite della serie (prima aveva realizzato lo sfortunato Natural Selection), è la nuova, gelidissima, ambientazione che caratterizza invece questo secondo episodio. Un episodio per molti versi simile al primo, da qui la nostra difficoltà a etichettarlo e a comprendere se sia un nuovo gioco a tutti gli effetti o una sorta di espansione.
Siamo sempre sul vecchio e pericolosissimo pianeta 4546B, quello in cui ammarammo nostro malgrado nel primo capitolo. Ma questa volta ci siamo stati spediti appositamente per studiarlo. Per non farci mancare niente, la regione che dovremo mappare (o meglio, quella sulla quale precipiteremo durante una tempesta di meteoriti) sarà ben diversa da quella tropicale del passato capitolo: sarà infatti polare. Insomma, alle difficoltà già incontrate si aggiunge ora un clima a dir poco ostile.
La stazione spaziale Vesper, orbitando sulle nostre teste, sarà il solo cordone ombelicale con la civiltà : ci permetterà di ricevere scorte, istruzioni, in cambio dovremo trasferirle dati e scansioni raccolti sul pianeta. Fino a quando… be’, non vi vogliamo svelare nulla, ma sappiate che, al pari del primo Subnautica, anche in Below Zero resterete molto presto da soli, praticamente nudi come vermi.
Leggi anche: Savage Planet, il sogno spaziale di Elon Musk è già un videogioco
Da quel momento in poi, dovrete cavarvela sulle vostre sole forze, raccogliendo risorse, cacciando e creando un po’ di tutto: ripari per la notte, medicinali, vettovaglie per non morire di inedia, ma pure la strumentazione adatta a esplorare nuove parti di questo inquietante mondo alieno. Tra le cose che potrete assemblare, a questo giro, anche veicoli. Esattamente come nel primo episodio, si procede quindi per cerchi concentrici: a poco a poco avremo l’equipaggiamento idoneo a spingerci sempre un po’ più in là .
Leggi anche: Il noioso Windbound dimostra che è quasi sempre un errore provare a imitare Zelda
Dato che Subnautica Below Zero è ambientato in una zona polare, presenta anche diverse terre emerse, o meglio, ghiacciate. Tra una bufera e l’altra saremo in grado di arrivare sempre più lontano per risolvere l’enigma della popolazione che abitò il pianeta 4546B.
Naturalmente, anche la superficie pullula di predatori (alcuni sembrano usciti da Metroid Prime) che non vedono l’ora di farvi entrare nella loro catena alimentare. Le esplorazioni subacquee invece presentano un numero minore di palpitazioni, almeno per chi ha già platinato il primo capitolo. Immergersi comunque in ambienti oscuri, zeppi di creature misteriose (fino all’ultimo non sapremo se ‘amiche’ o ‘nemiche’), capaci di attacchi fulminei, aiuta comunque a essere sempre piuttosto guardinghi, mentre si procede, aspetto non di poco conto, dato che aumenta l’immedesimazione.
Viceversa, la scelta degli sviluppatori di insistere maggiormente sulla trama, introducendo continue comunicazioni via radio e scambi con alcuni PNG affievolisce l’angosciante sensazione di essere completamente soli in un mondo a noi del tutto ostile. Ed è un vero peccato, anche se, lo riconosciamo, senza queste novità Subnautica Below Zero sarebbe stato davvero troppo uguale al primo capitolo.
Le comunicazioni fanno sì che ora si proceda per “missioni”, con un gameplay un po’ più vincolato e meno arbitrario, fatto che aiuterà soprattutto i neofiti del genere a non perdersi ma che potrebbe invece far storcere il naso a chi è sopravvissuto al primo episodio. Ma a parte queste differenze, come già anticipavamo, Subnautica rimane comunque un titolo gemello. Sono del tutto simili (o quasi) pure comparto stilistico e motore grafico, praticamente invariati, soprattutto su Switch dove si avvertono alcuni cali di frame rate, una immagine più sporca e diverse ambientazioni piuttosto rozze, con lo scenario che si smusserà a mano a mano che vi avvicinerete. Alcuni scorci riescono a essere notevoli, comunque.
Sul fronte degli aspetti meno convincenti, inseriamo anche il comportamento dei biomi, gli esseri alieni che incontreremo: siano carnivori o erbivori, hanno atteggiamenti randomici spesso molto poco credibili. Per qualche strana ragione, inoltre, tendono a raggrupparsi in alcune zone, lasciando spoglie e desolate altre.
Ma a parte queste sbavature, in parte già presenti nel primo capitolo, Subnautica Below Zero si conferma un ottimo survival. A livello tecnico ci saremmo attesi un po’ di più, soprattutto da una software house che comincia a farsi conoscere in tutti i mercati e il gioco presenta ancora diversi bug che necessiteranno di un buon numero di patch, ma complessivamente è la naturale evoluzione dell’ottimo Subnautica. Chi ha amato il primo, non potrà mancarlo. Chi invece ha saltato il capitolo precedente, potrebbe iniziare direttamente da questo, che presenta anche una progressione più lineare e vincolata.