Tutto quello che questo weekend vi impedirà di uscire e immergervi in attività sociali o all’aria aperta
The Handmaid’s Tale, stagione 2 – TIMVision
Eravamo rimasti che June Osborne era incinta del suo padrone con tutto quel che ne consegue, che aveva capeggiato una mini rivolta rifiutandosi di lapidare una sua simile e che forse stava tentando di scappare dagli Stati Uniti in Canada, dove c’è tutta una colonia di scampati alla dittatura (marito incluso). La seconda stagione di Handmaid’s Tale arriva nel post-Weinstein, nonostante pare che già la prima fosse stata fatta con quel tipo di sentimento in testa, e non fa che enfatizzare le proprie componenti di successo: cioè il ribellismo femminista, la sofferenza esposta e le ingiustizie, così tanto che nei primi episodi questo soffoca la narrazione.
Insomma l’avevamo lasciata nella prima stagione come una serie piena di colpi di scena e momenti di grande tensione, la troviamo come una serie attendista che sembra allungare molto gli eventi. Le donne sono menate molto di meno, e l’impressione è di assistere ad episodi di transizione (che pure esistono in tutte le serie ma il punto è non farli sembrare tali) da un tipo di racconto, quello di prigionia e vessazione, ad un altro, quello di una ribellione che prima o poi dovrà partire (qualcosa ad un certo punto dovrà succedere!).
In tutto questo la parte migliore continuano a rimanere i flashback della protagonista al periodo in cui la dittatura si stava instaurando, quando lentamente cominciavano ad arrivare sentori, idee e premonizioni della perdita di libertà. Quella che più funziona come cautionary tale, quella che meglio racconta la soppressione delle libertà.
Shin Godzilla – Netflix
Non importa essere fan di Godzilla o dei palazzi tirati giù inciampandoci casualmente (per quello al cinema ancora potete recuperare Rampage in cui The Rock mena mostri giganti che l’hanno fatto arrabbiare), Shin Godzilla è letteralmente un altro paio di maniche.
A dirigere questa specie di film reboot da questo weekend disponibile su Netflix è Hideaki Anno, il creatore di Neon Genesis Evangelion, che qui in un film dal vero riprende lo spunto della storia originale (un mostro nucleare uscito dalle acque, improvvisamente e senza un perché, attacca il Giappone semplicemente camminandoci sopra) e lo trasforma in una pazzesca storia politica.
Shin Godzilla si gioca tutto nelle stanze del primo ministro e per quanto questa possa sembrare di gran lunga la maniera peggiore di affrontare un film simile, quella meno d’azione e più noiosa, invece si rivela la più potente e appassionante. Quel che accade, la maniera in cui è raccontata la disperata lotta per fare qualcosa contro una minaccia invincibile, l’ingerenza di altri stati e l’apparente impotenza del governo giapponese sono un thriller fantastico che nel finale, quando cominciano ad essere mormorate le soluzioni più estreme diventa pazzesco e nazionalista in un modo strano e coinvolgente.
Un finale che più nipponico non si può dà il via libero ad ogni tipo di speculazione.
Il Miracolo – Sky
In Italia si possono fare ottime serie, lo sappiamo da tempo ormai, ma pare che questo sia vero solo per quelle criminali. Gangster, cacciatori di mafiosi, luoghi terribili, realtà crudissime sono le armi con le quali, come in una controriforma, ci siamo smarcati da santi, papi, carabinieri e dottori dal cuore d’oro. Occorreva affondare davvero le mani nel peggio del peggio senza sconti per uscire da queste agiografie della bontà.
Il Miracolo è la prima serie di alto livello (e buona riuscita) che cerca di fare qualcos’altro, cerca di fare un racconto che non si fondi sulle anime nere ma su un mistero che aggancia lo spettatore. Per molte serie americane è la regola (si pensi a Lost e ai suoi epigoni) per noi una novità. L’idea è di Ammaniti che ha scritto e co-diretto la serie e lo spunto è formidabile: una madonna piange sangue, ma davvero, ettolitri di sangue senza sosta, chi la scopre la tiene nascosta e lo rivela solo al presidente del consiglio (giovane e impegnato in un referendum importantissimo, giusto per non far capire di chi parliamo) e pochi esperti che la studino con l’obiettivo di capire come sia possibile, da dove venga e chi l’abbia messa nella casa del mafioso in cui è stata trovata. In una parola nella serie c’è un grande “perché?” e molti dubbi che ravanano nella parte più ancestrale, superstiziosa e solo poi religiosa del nostro retaggio culturale in un racconto modernissimo.