Don Ciotti: “Il rosso delle magliette significa ‘stop’, fermarsi a riflettere, ma anche progettare e organizzare il dissenso, tradurlo in fatti concreti”
Indossare con fierezza una maglietta rossa per ricordarsi che siamo ancora umani. Noi ci stiamo, e voi?
Forse anche perché il colore di StartupItalia! è il rosso che la nostra redazione aderisce, compatta ed entusiasta, all’iniziativa lanciata da Libera e dal giornalista Francesco Viviano.
Oggi, sabato 7 luglio, ci vestiremo di rosso proprio per testimoniare la nostra contrarietà a una gestione dei flussi migratori che non solo non ha alcun contenuto politico e ideologico, ma nemmeno umano.
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All’indomani della decisione, da parte del neo ministro dell’Interno, Matteo Salvini, di procedere, dopo la chiusura dei porti alle ONG che trasportano i migranti soccorsi in mare, anche con una stretta sui permessi di soggiorno per motivi umanitari così da limitare al massimo il rilascio dei documenti soprattutto a donne e bambini, è quantomai opportuno operare una scelta di campo e ribadire il proprio diritto al dissenso.
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Perché tutto questo non ha a che fare con la politica
Contrariamente a quanto si penserà, siamo convinti che il nostro sostegno all’iniziativa di Libera non abbia nulla a che vedere con la politica. Non ci stiamo schierando a sinistra contro la destra. Restiamo infatti dell’idea che fare politica sia ben altro, sia occuparsi della cosa pubblica, decidere come investire i soldi dello Stato, mentre non abbia nulla a che vedere con il rispetto per la dignità e la vita dell’individuo, valori imprescindibili che non possono essere messi in discussione, tanto più facendo leva sul sentimento della paura o dell’invidia sociale in un periodo di instabilità economica.
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Perché chi resta in silenzio è complice
Pur ribadendo la nostra equidistanza da qualsiasi partito e movimento politico nonché la nostra laicità, facciamo nostre le parole di Papa Francesco pronunciate ieri nella Basilica di San Pietro: «Il Signore ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio – talvolta complice – di molti. Dovrei parlare di molti silenzi: il silenzio del senso comune, il silenzio del “si è fatto sempre così”, il silenzio del “noi” sempre contrapposto al “voi”».
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O, come invece ha detto don Luigi Ciotti, promotore dell’iniziativa della maglietta rossa per restare umani: «Il dovere di accoglienza e di soccorso è la base della civiltà. Se viene meno, l’emorragia di umanità rischia di diventare inarrestabile. Tanti italiani questo dovere ce l’hanno scritto nella coscienza. Penso ad esempio a quel sindaco di Bardonecchia, Mauro Amprino, che nel 1948, di fronte ai tanti immigrati meridionali diretti in Francia e lasciati morire tra le nevi, fece affiggere un manifesto per esortare le guide a una maggiore umanità: “Anche se compite azione contraria alla legge, sappiate compierla almeno obbedendo alla legge del cuore, scegliendo condizioni di clima non proibitive e non abbandonando i disgraziati a metà strada”».
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Perché una maglietta rossa
Il sacerdote, presidente nazionale di Libera, ha spiegato così il significato della maglietta rossa: «Rosso significa sosta. In questo caso il rosso delle magliette significa riflessione, desiderio di guardarci dentro, di porre fine a questa perdita di umanità. Ma anche progettare e organizzare il dissenso, tradurlo in fatti concreti. In un’epoca di abuso di parole anche quelle vere non bastano più».