Da Shinobi a Mega Man. Il meglio d’epoca 16-bit riassunto in un titolo indipendente zeppo di nostalgia
Avviare Vengeful Guardian Moonrider significa fare un vero e proprio tuffo nel passato, nel meglio e nel peggio della cultura pop degli anni ’80, inizio anni ’90, tra robottoni, ninja futuristici, missili grossi così, creature aliene e un mondo perennemente in bilico sul rischio fallout radioattivo. Non a caso, il gioco è stato sviluppato dai ragazzi di JoyMasher, startup brasiliana specializzata in videogame di forte ispirazione retrò (finora ha sviluppato Oniken, Blazing Chrome e Odallus).
Per Vengeful Guardian Moonrider, platform a scorrimento bidimensionale assai dinamico, il team ha guardato a mostri sacri del calibro di Shinobi di Sega e Mega Man di Capcom. Il risultato non è nulla di particolarmente innovativo ma di volutamente, quasi arrogantemente, sfidante.
Vengeful Guardian Moonrider è un titolo per hardcore gamers che oggi si involano per la quarantina sviluppato da hardcore gamers che oggi si involano per la quarantina. Per questo, piuttosto che innovare, l’opera brasiliana preferisce citare, nella speranza che i richiami suscitino nel fruitore la proverbiale lacrimuccia.
Si gioca e si muore di continuo, in Vengeful Guardian Moonrider, tra bonus e malus che possono rapidamente determinare le sorti della partita. Qua e là gli sviluppatori hanno inserito diverse variazioni sul tema a bordo su roboanti motociclette (anch’esse rimandano a vecchie gloria d’epoca 16-bit) utili a spezzare un po’ la monotonia. E poi ci sono i boss, di metà stage e fine livello, grossi e cattivi, con un parterre d’azioni da imparare a memoria per non uscirne con le ossa rotte.
Insomma, Vengeful Guardian Moonrider è una compilation d’amore (arrivata in tempo per San Valentino) da suonare sotto le finestre dei gloriosi titoli che fecero la storia di SNES e – soprattutto – Mega Drive. Il gioco resta invece quasi totalmente impermeabile alle istanze dei giocatori moderni che potrebbero per questo trovarlo anacronistico, semplicemente fuori dal tempo. Ma, appunto, il titolo brasiliano ha la sua platea di riferimento…