Un’opera indie frutto di Lucy Blundell , sviluppatrice che racconta con immagini, testi e suoni un tempo che non c’è più
Non è vero che venti, trenta anni fa le cose erano più belle. Forse è soltanto la nostalgia a fare il suo lavoro e a mostrarci i tempi andati come ricordi al gusto miele. C’è chi conserva nel cuore i momenti dell’adolescenza con entusiasmo, chi con indifferenza e chi con tristezza per situazioni difficili passate (e superate). Certi videogiochi hanno il potere di proiettarci indietro nel tempo: Videoverse, sviluppato Kinmoku, software house indie dietro cui opera un’unica sviluppatrice di nome Lucy Blundell, è un prodotto che ha scelto di battere una strada propria, prendendo il gamer per mano e riportandolo indietro in un passato che probabilmente ha vissuto e amato.
Disponibile su Steam, Videoverse non è un titolo competitivo, ma un’avventura grafica nei panni di un adolescente come tanti, con una camera piena zeppa di tracce delle sue passioni. Un nerd, senz’altro. Uno che passa molto tempo tra fumetti e videogiochi, senz’altro. Uno che ama la tecnologia, di nuovo. Uno che ha scelto di non vivere tutto questo da solo, ma facendo amicizie grazie a un forum reso disponibile sulla sua console portatile Shark.
Si chiama Videoverse ed è una piazza virtuale dove ci si incontra, si conosce nuova gente, ci si scambiano opinioni sull’ultimo videogioco concluso. Nella pagina di benvenuto la piattaforma chiede a tutti di dare il proprio contributo a un dibattito civile e non violento. A primo impatto il mondo di Videoverse è fatato e la melodia di accompagnamento facilita questa considerazione. Ma nel corso dell’avventura ci si scontra anche con altri sentimenti, meno piacevoli. Il protagonista si chiama Emmett ed è iscritto dal 1998. Non appena carica la pagina – ci vorrà qualche secondo in più rispetto alle connessioni odierne – atterriamo quasi in un’estensione della nostra stanzetta, tra file salvati, conversazioni da portare avanti e amici a cui dare il benvenuto.
Videoverse non è un titolo sdolcinato che vuole banalmente svolgere un’operazione nostalgia. Per chi ha vissuto quegli anni è un modo di riscoprire tante cose, a cominciare dalla lentezza generale. Uno dei nostri amici è appena stato a un grande evento di settore, dove è venuto a sapere che stanno lavorando al seguito di Feudal Fantasy. Già, in quegli anni ci si informava sulle riviste videoludiche, ma per star dietro a ogni aggiornamento bisognava aspettare parecchio. Chi oggi sta per entrare nei venti (mannaggia a loro…) Videoverse è un titolo che potrebbe colpire.
Videoverse vi coinvolgerà con un tocco umano tenero e autentico. Un titolo del genere, di nuovo, conferma la ricchezza dell’ecosistema indie. Dopo cinque anni in EA, nel 2015 Lucy Blundell ha deciso di lanciare la propria startup, software house che si sta distinguendo per la capacità di mettere la storia al centro di un esperienza videoludica, con uno stile proprio. A livello grafico il titolo è semplicemente sbalorditivo: la cura maniacale di ogni dettaglio, tra la camera da letto e le schermate della console, invita a vivere concentrati ogni istante. Un’opera coraggiosa, che ci racconta di come eravamo e di come siamo cresciuti in un non luogo – internet – che ci ha resi più connessi, ma non sempre più vicini gli uni agli altri.