Da Total Mayhem Games un nuovo capitolo di un cooperativo tosto. Sull’ammiraglia di Xbox il puzzle game da giocare soltanto in coppia
Ci sono i puzzle game che non fanno distinzione tra gli appassionati e i neofiti: tutti vi possono giocare, magari con qualche piccolo/grande aiuto. Ci viene in mente l’ultimo capitolo della saga di Monkey Island. E poi ci sono i videogiochi del genere che richiedono tanta, ma tanta pazienza, oltre a una predisposizione non banale alla risoluzione degli enigmi. We Were Here Forever, disponibile finalmente anche per i possessori di Xbox Series X/S, è un cooperativo appartenente alla saga We Were Here sviluppata dagli olandesi di Total Mayhem Games, che con questo quarto capitolo non obbligano i gamer a sorbirsi gli episodi precedenti per godersi l’avventura.
La trama di We Were Here Forever è intrigante, ma non centrale. Gli appassionati di puzzle game troveranno invece pane per i loro denti in un titolo dai meccanismi complessi e, cosa non da poco, da avviare soltanto quando si è trovato un secondo giocatore disposto ad aiutarci per uscire da un labirinto infernale. Castle Rock è lo scenario di gioco, una magione arroccata su una cupa montagna, dove un diabolico giullare ha deciso di rinchiuderci per sempre.
Le premesse sono da horror, ma il tutto si sviluppa in realtà in una ben strutturata sequenza di rompicapi, che obbligheranno più e più volte la coppia a separarsi per poter esplorare e attivare meccanismi. Trattandosi di un cooperativo che NON può essere giocato in single player, We Were Here Forever richiede al gamer la dotazione di un microfono per collegarsi in multiplayer col suo compagno di gioco.
Da questo punto di vista la scelta di campo è stata coraggiosa e da apprezzare. Non sappiamo chi potremmo trovare dall’altro capo del filo e, per di più, le sinergie tra gamer non sono immediate. D’altra parte mettere insieme due intelligenze pescando dal mare magnum dei server potrebbe generare duo parecchio affiatati e interessanti. C’è la barriera linguistica, ma per chi mastica il multiplayer potrebbe non fare così paura.
Quel che spicca davvero in We Were Here Forever è la caratterizzazione di Castle Rock, dai suoi cavernosi sotterranei, fino alle zone circostanti, lugubri e spettrali. Con una visuale arcade in prima persona molto fluida e immersiva, camminiamo e corriamo lungo ponteggi pericolanti, stretti corridoi e spazi angusti, sempre però ben sceneggiati con oggetti e dettagli azzeccati. A livello di audio design, talvolta regna il silenzio, rotto soltanto dai nostri passi, talvolta la colonna sonora è in tema con un terribile gioco clownesco dove, da un momento all’altro, possiamo aspettarci brutte sorprese.
Ma We Were Here Forever non vi distrarrà con jump scare, dal momento che tutta l’attenzione deve vertere sugli enigmi. In ultima analisi il videogioco è di quelli tosti, spigoloso per chi non è disposto ad aprirsi a partner pescabili ovunque. Non sappiamo se sarebbe stato egualmente bello affrontare una simile fuga in solitaria (forse sì). Ma conviene rassegnarsi e rispettare la scelta fatta a monte da una casa di sviluppo che, a conti fatti, in pochi si sono sentiti di criticare.