L’ultima avventura dell’eroe mascherato non arriva dalla California spagnola del XIX secolo, ma dal Canada
Quando era piccolo il sottoscritto, tanto, tanto tempo fa, il costumino da Zorro era il must have di ogni Carnevale. Se vi può interessare, comunque, non credo di avere mai indossato il nero mantello dell’eroe californiano, ma solo perché ero un bambino triste e prematuramente vecchio che odiava ogni pagliacciata. A ogni modo, mi ha sorpreso notare come il noto bandito che puniva i prepotenti mettendoli alla berlina e alla fine della licenza li toccava firmandoli con l’emblematica “Z” (che oggi, ahinoi, ha assunto ben altro significato dopo la guerra in Ucraina voluta da Putin) sia popolare tra i più giovani, grazie a un cartone animato di cui questo Zorro The Chronicles costituisce il porting videoludico.
Zorro The Chronicles, un eroe multigenerazionale
Dai telefilm in bianco e nero del 1957, a quelli con l’indimenticabile sigla “Zorro, lui ha una vita segreta…”, passando per film e fumetti, fino ad arrivare a libere interpretazioni tutte italiane, come Zorry Kid di Jacovitti, alle prese con pesci volanti e salami che camminavano, Zorro è un eroe multigenerazionale e questo videogame sviluppato in Canada, da BKOM Studios ed edito dalla francese Nacon ne è la prova.
Tanto più che, oltre a proiettare l’eroe californiano in un medium moderno come i videogiochi, Zorro The Chronicles si dimostra sensibile anche al tema del gender gap permettendo di scegliere se impersonare Don Diego de la Vega o sua sorella Ines.
Leggi anche: Kao the Kangaroo, un altro marsupiale sfida Crash Bandicoot
Che si opti per l’uno o per l’altra, il titolo per PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S, Switch, PC, Mac e Google Stadia non cambia affatto meccaniche di gioco, che si attestano come un Assassin’s Creed per più piccoli, dove si alternano combattimenti con fasi stealth e arrampicate lungo i tetti (la frusta di Zorro funziona quasi come ragnatela di Spider-Man, quando c’è da appendersi a qualche sporgenza).
La più grande differenza tra Zorro The Chronicles e il franchise Ubisoft riguarda il fatto che il gioco canadese non offre alcuna mappa liberamente esplorabile, ma si dipani lungo una serie di livelli tridimensionali dal passaggio obbligato: una sorta di corridoio da percorrere in profondità . Tutto deve essere interpretato tenendo bene a mente che il videogame è indirizzato a una platea di giovanissimi, per questo tanto le fasi esplorative, quanto i duelli all’arma bianca, sono realizzati all’acqua di rose.
Leggi anche: Marsupilami Hoobadventure, dal fumetto al videogioco
Ciò comunque non significa che il titolo sia privo di spessore: è senz’altro positiva l’introduzione di più tipologie di nemici che richiedono di volta in volta un approccio ragionato per riuscire ad avere la meglio su di loro. Alla lunga, comunque, i combattimenti risultano piuttosto ripetitivi e noiosi ma, appunto, si tratta di un titolo per i gamers più piccini. Di contro avremmo indubbiamente sveltito l’operazione di recupero e uso delle chiavi e altri oggetti, che chiedono di restare fermi e premere il tasto deputato per diversi secondi, spezzando così ripetutamente l’azione di gioco.
L’aspetto più riuscito di Zorro The Chronicles è senz’altro la caratterizzazione, per quanto il motore tecnico e la grafica stessa non facciano certo gridare al miracolo. L’opera è infatti senz’altro aderente al cartone animato omonimo e ben sottolinea, soprattutto nei filmati, lo spirito gioviale e scanzonato del protagonista, anche grazie a un buon lavoro svolto in tema di mimica facciale, simile a quella dei cartoon Disney. Le mosse speciali nei combattimenti, poi, permettono di compiere una pluralità di azioni spesso davvero sardoniche e divertenti, come buttare i nemici nelle fontane, lasciarli appesi ai parapetti o perfino senza pantaloni.
Insomma, Zorro The Chronicles non è certo esente dai difetti e, come già si anticipava, il principale è dato dalla sua ripetitività di fondo. Ma a prescindere da ciò, riesce comunque a essere un’avventura ironica e divertente, stilisticamente perfino deliziosa. Adatto per i più piccini, non dispiacerà nemmeno al fratello maggiore (o al papà ) che li assiste nelle loro partite.