Sistemi digitali per il recupero dell’acqua potabile, superapp per monitorare le coltivazioni, AI per le aziende avicole. Su StartupItalia tre realtà del continente africano, dove lo scorso anno sono stati raccolti più di 3 miliardi di dollari in finanziamenti
Negli ultimi dieci anni l’ecosistema delle startup in Africa è cresciuto rapidamente. Il rapporto annuale stilato nel 2022 da Disrupt Africa, fonte istituzionale che si occupa di innovazione e tecnologia nel continente, conferma tale tendenza. Il report afferma infatti che gli investimenti nell’ecosistema delle startup tech africane hanno superato per la prima volta la soglia dei 3 miliardi di dollari nel 2022. Con un aumento del 55% rispetto all’anno precedente. L’ecosistema africano delle startup ha registrato una crescita e uno sviluppo cruciale negli ultimi anni, grazie a una popolazione giovane e attenta alle nuove tecnologie, all’accesso ai finanziamenti e al sostegno dei governi, che hanno favorito l’innovazione e la crescita economica. Sebbene permangano sfide, come gli ostacoli infrastrutturali e normativi, il potenziale di crescita e di impatto è notevole e ciò rende l’Africa oggi un polo sfidante e dinamico per le imprese innovative.
Sistemi digitali per il recupero dell’acqua potabile, superapp per monitorare le coltivazioni, intelligenza artificiale per le aziende avicole, sono alcune delle storie che abbiamo deciso di raccontare su StartupItalia. Si tratta di tre startup protagoniste dell’ecosistema tech africano: Abu Erdan, Mozare3, Kumulus Water, e appartenenti al network di Plug and Play, partner di Harmonic Innovation Group e South Innovation, l’evento tenutosi a Maida (in provincia di Catanzaro) organizzato da Entopan per promuovere un confronto sul valore del Mezzogiorno quale piattaforma mediterranea di sviluppo sostenibile, innovativa e armonica. L’iniziativa ha coinvolto 10 startup provenienti da Egitto, Tunisia, Turchia, Svizzera, Germania e Spagna. Noi di StartupItalia abbiamo chiesto ad alcune queste realtà cosa significhi per loro contare sulla possibilità di attivare sinergie con l’ecosistema dell’innovazione del Sud Italia, e che valore pensano si possa generare per entrambe le sponde del Mediterraneo.
Abu Erdan: digitalizzare l’industria avicola
Abu Erdan, fondata a Il Cairo nel 2016 da Islam Khalil e Neamat ElTazi, è una startup egiziana che offre una piattaforma software per la digitalizzazione dell’industria avicola, consentendo alle aziende di ottimizzare le loro operazioni e di stimolare la crescita, snellire i processi e massimizzare l’efficienza, sfruttando le tecnologie di machine learning e blockchain. La startup utilizza reti neurali di deep learning e algoritmi di analisi predittiva per anticipare le prestazioni future del pollame in base alle abitudini attuali e ai dati storici raccolti. AbuErdan supporta anche nella pianificazione e costruzione di scenari what-if e a elaborare dati di budget e previsioni riguardo la catena di approvvigionamento per il coordinamento con i clienti. Il team è oggi composto da circa 15 risorse, la startup sta pianificando di espandere il proprio servizio a livello globale, negli Stati Uniti, in Sud Africa, Zambia, Zimbabwe. AbuErdan a gennaio 2019 ha raccolto un round da 90mila dollari. La sua soluzione supporta sempre più gli allevatori a pianificare e gestire l’intera catena del valore del pollame.
«Ho avuto il privilegio di partecipare all’evento South Innovation e presentare il nostro progetto. Per noi è stata un’opportunità incredibile mostrare la nostra soluzione innovativa e connetterci con il vibrante ecosistema innovativo del Sud Italia», ha raccontato Neamat El Tazi, Chief Operating Officer di Abu Erdan. La sua soluzione che sfrutta le tecnologie di frontiera dell’IoT e del cloud può portare valore anche in altri territori e Paesi: «Il valore che il nostro progetto può generare nel Sud Italia è significativo. Offriamo una piattaforma all’avanguardia che sfrutta tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e l’analisi predittiva. Questo può essere di grande beneficio per l’industria avicola della regione, ottimizzando le operazioni, migliorando l’efficienza e favorendo la crescita. La nostra soluzione affronta i punti critici, come la riduzione dei rifiuti, il controllo operativo e la governance, consentendo alle aziende avicole di prosperare in un mercato competitivo». Una visione senza confini quella di El Tazi e che vede nella costruzione di sinergie con l’ecosistema dell’innovazione del Sud di Italia un acceleratore che può portare reciproci benefici: «La collaborazione con startup locali, istituti di ricerca e enti governativi può promuovere l’innovazione, accelerare lo sviluppo dei nostri prodotti e migliorare la nostra presenza sul mercato. Combinando le nostre competenze e risorse, possiamo creare un potente ecosistema che guida il cambiamento positivo, favorisce la crescita economica e fornisce soluzioni sostenibili al settore del pollame».
Mozare3: una mano per gli incentivi
Negli ultimi anni la digitalizzazione del settore agricolo e le startup di tecnologia agricola nell’area MENA (Middle East and North Africa) hanno contribuito a fronteggiare le problematiche legate al clima arido e alla scarsità idrica. In questo contesto si colloca la mission della startup egiziana Mozare3, che supporta gli agricoltori nell’accesso ai finanziamenti e fornisce consulenze agronome. I produttori che si appoggiano ai servizi della startup possono infatti accedere a consulenze finanziarie, e in questo modo entrare più facilmente in contatto con i consumatori. Mozare3, fondata a Il Cairo nel 2021 da Hussein Abo Bakr, si pone l’ambizioso obiettivo di rivoluzionare il settore agricolo in Egitto, facilitando l’accesso degli agricoltori del territorio ai finanziamenti e fornendo loro supporto tecnico e di marketing. La startup oltre a supportare e accompagnare i contadini nell’accesso agli incentivi economici, offre anche consulenze agli agricoltori su come produrre raccolti di alta qualità, attraverso un’app e un contact center, e con visite in presenza alle fattorie da parte di esperti ingegneri agricoli.
«È stato un incontro interessante per conoscere soluzioni innovative in tutto il Mediterraneo. Ci ha aperto nuove strade per esportare le nostre competenze e scambiare esperienze con altri Paesi. L’Italia è il primo partner commerciale dell’Egitto, con un contributo di 91,58 milioni di dollari di verdure. Ci piacerebbe esportare i prodotti dei nostri agricoltori e condividere le loro storie all’estero», ha raccontato Radwa El Amir, Marketing & PR Manager di Mozare3. La startup nel 2022 ha raccolto un round pre-seed da 1,1 milioni di dollari e altri 2 milioni di dollari in un secondo round di finanziamento. I tre investitori istituzionali sono stati Algebra Ventures, EFG EV e Disruptech Ventures. Entro la fine del 2023, la startup prevede di operare in tutto il paese. A oggi serve circa 3 mila agricoltori, ma l’obiettivo e di quadruplicarli e di superare 1 miliardo di dollari di ricavi entro la fine dell’anno.
Kumulus Water: generatori d’acqua
Kumulus Water, fondata nel 2021 da Iheb Triki e Mohamed Ali Abid in Tunisia, è una startup che crea soluzioni per fornire acqua potabile in modo sostenibile ed economico e che ha realizzato Kumulus, un macchinario in grado di produrre acqua potabile fresca utilizzando sole e aria.
Le sinergie con gli ecosistemi dell’innovazione del nostro Paese sono indispensabili perché aprono le porte, anche per Imed Hamdi – Head Of Growth diKumulus Water: «Il collegamento con persone e organizzazioni simili consente lo scambio di idee, competenze e risorse, che possono portare alla crescita reciproca e all’innovazione. Rappresentano anche una vetrina per mostrare Kumulus, ottenere visibilità ed esplorare nuove strade per lo sviluppo». L’ambizione della startup tunisina impegnata a fronteggiare la scarsità dell’acqua è alta. Continua Imed Hamdi: «Estraendo il vapore acqueo dall’aria, possiamo generare acqua potabile pulita anche in aree con accesso limitato alle fonti d’acqua dolce. Questo può avere un impatto trasformativo sulle comunità che affrontano la carenza di acqua. Inoltre, il nostro approccio innovativo riduce al minimo la dipendenza da fonti idriche tradizionali, come le falde acquifere sotterranee o i processi di desalinizzazione che consumano grandi quantità di energia. Riducendo la pressione su queste risorse, contribuiamo a preservare l’ambiente e a mitigare le conseguenze negative associate ai metodi convenzionali di produzione dell’acqua».
Ma che tipo di investimento economico può richiedere una soluzione come questa? «Producendo acqua in loco, eliminiamo la necessità di infrastrutture estese, riducendo così le spese logistiche e rendendo l’acqua pulita più facilmente accessibile e per un maggior bacino di persone e organizzazioni» conclude Imed Hamdi. La startup grazie ai suoi generatori di acqua pulita a energia solare a ottobre 2022 ha raccolto un round da 1 milione di euro guidato dalla società di investimento americana Techstars, Flat6Labs Tunisia, l’acceleratore di innovazione Wilco e la banca di investimento Bpifrance. L’iniezione di capitale ha consentito alla startup di perfezionare la tecnologia e le prestazioni del suo prodotto “Kumulus-1” per ampliare la fornitura di acqua potabile su tutto il territorio tunisino. A beneficiare di Kumulus-1 sono soprattutto le scuole, come quelle del sud del Paese, dove la siccità è elevata e l’acqua corrente pulita spesso scarseggia. Kumulus Water ha oggi l’ambizione di espandersi a livello internazionale, consapevole che l’accesso all’acqua pulita è un’esigenza globale.
Mediterraneo, ponte per l’innovazione
Il dialogo è aperto, ed è chiaro il desiderio delle nuove generazioni di innovatori e imprenditori di stabilire nuovi livelli di collaborazione paritetici nell’interesse reciproco per far crescere soluzioni che possano aiutare le persone e l’ambiente a trovare nuovi e più sostenibili equilibri e modelli di sviluppo. Il tempo, prezioso alleato, ci dirà se sarà proprio il dialogo sull’innovazione a contribuire a trovare una soluzione per i complessi problemi che affliggono da troppo tempo i Paesi del Mediterraneo. La speranza che questo possa accadere la riassume Francesco Cicione, fondatore di Entopan, in quella sua visione che ha attraversato South Innovation come un mantra: «Dobbiamo fare impresa pensando innanzitutto di agire da buoni antenati».