Da Davos brutte notizie per chi sperava in uno stabilimento dove produrre chip. La Big Tech americana preferisce puntare su Germania e Polonia
Se fosse una serie – e per alcuni anni lo è sembrata – l’ipotesi che la multinazionale americana che realizza semiconduttori Intel costruisse uno stabilimento in Italia sembra arrivata alla fine. Con quale esito? L’Italia non avrà una fabbrica Intel, nonostante la porta aperta lasciata dall’ad Pat Gelsinger soltanto poche settimane fa. Nelle scorse ore è stato lo stesso Ceo della Big Tech a riferire che al momento non c’è nulla di attivo nel nostro Paese. Da Davos, dove è in corso l’evento del World Economic Forum, la notizia è che Intel si sta al momento concentrando in Germania e Polonia per quanto riguarda i piani di sviluppo nel vecchio continente. Sul progetto di uno stabilimento Intel in Italia si parla da anni, con momenti di ottimismo e altri di pessimismo rispetto alle reali intenzioni della Big Tech di investire nel nostro Paese.
Dallo scoppio della pandemia in avanti la questione dei semiconduttori è diventata molto di più che un dibattito tecnico tra esperti e addetti ai lavori. La crisi dei chip, con problemi lungo la filiera, ha svuotato gli scaffali di prodotti tecnologici, con enormi ripercussioni anche su industrie (automotive anzitutto). In Europa la Commissione guidata da von der Leyen si è impegnata per porre le basi per un rilancio europeo su questi temi: l’obiettivo è produrre molti più semiconduttori nel vecchio continente (la sua quota attuale è al di sotto del 10%).
Nel frattempo la stessa Intel continua a investire, non soltanto in Europa. La scorsa estate in Israele la Big Tech ha annunciato un piano di investimenti da 25 miliardi di dollari per ampliare i propri stabilimenti. Si tratta dell’investimento più grande mai registrato nel Paese mediorientale da parte di un soggetto privato.