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L’intervista alla Ceo della startup vincitrice di “Forti Insieme”, l’iniziativa lanciata da Pantene in collaborazione con l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni
Quante volte, chi ne sente il bisogno, percepisce il peso del giudizio altrui? Andare dallo psicologo significherebbe essere deboli, fragili o, peggio ancora, capricciosi. Come se prendersi cura di sé, del proprio equilibrio, non fosse ammesso nella società. Fortunatamente negli ultimi tempi si è iniziato a parlare di salute mentale in un’altra ottica, più aperta, grazie soprattutto alla spinta dal basso. La Generazione Z non porta con sé soltanto i temi dell’inclusione e della sostenibilità: chi oggi ha vent’anni, o anche meno, non ha paura di dire agli adulti che c’è una generazione in sofferenza. Ma resta ancora molto da fare. «È molto più facile vendere sedute online che abbattere lo stigma di una cultura intera», così ha detto a StartupItalia Danila De Stefano, Ceo e Founder di Unobravo, la startup che offre sedute di terapia online grazie a una rete di psicologi accreditati.
Su StartupItalia vi abbiamo presentato il percorso di Unobravo, l’azienda che ha vinto pochi mesi fa la call “Forti Insieme”, lanciata da Pantene in collaborazione con l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni e con il supporto di Women’s Forum for the Economy & Society e LVenture Group. Lo stigma di cui De Stefano ci ha parlato è proprio quello che assegna ancora giudizi frettolosi a chi vuole affrontare una questione, risolvere un problema, conoscere meglio una parte di sé. In buona sostanza, mettersi in discussione. A due anni dallo scoppio della pandemia, il tema della salute mentale si è fatto strada nel dibattito pubblico. I giovanissimi per primi hanno meno pudore rispetto agli adulti nel discutere di certi argomenti e rappresentano di fatto gli ambassador della missione che Unobravo ha fin dalla fondazione.
«C’è ancora molto machismo – ha spiegato la Ceo di Unobravo -. Io lo chiamo così questo atteggiamento: le persone non ammettono la possibilità di avere difficoltà». Nei paesi anglosassoni l’approccio è diverso, grazie anche a campagne pubbliche che mostrano alle persone quanto non ci sia alcuna vergogna da provare nel chiedere aiuto. «Il fatto che oggi si discuta di più di salute mentale è importantissimo. In questo ha contribuito anche Chiara Ferragni: l’abbiamo ringraziata perché ne parla tantissimo con chi la segue».
In base ai dati di Unobravo per ogni uomo che richiede una seduta online ci sono tre donne che utilizzano il servizio della startup. Dato ovviamente non rappresentativo, ma che può comunque indicare una maggiore predisposizione femminile nel mettersi in discussione. «Chi sceglie di fare questo percorso, che non è comunque facile, è spinto di solito da due motivi: il desiderio di superare una difficoltà, oppure di lavorare sulle proprie capacità». Obiettivi che spesso si mescolano fra loro, soprattutto perché le sedute non vanno intese come servizio che genera un risultato immediato.
Dopo lo scoppio della pandemia, Unobravo non ha dovuto fare pivot come tante altre aziende innovative. La digitalizzazione delle sedute come modello di business fin dalla fondazione è servita infatti come base su cui costruire la crescita in un momento tutt’ora difficile per moltissime persone. «Abbiamo sempre puntato sui giovani: il servizio agile si presta molto a loro e nei prezzi vogliamo rimanere accessibili».
Un altro messaggio, a StartupItalia molto sentito, di cui Unobravo vuole farsi portavoce è quello sull’imprenditoria femminile e sulla necessità di colmare il gender gap anche nell’ecosistema delle aziende. Da anni ne parliamo con il format Unstoppable Women, portando storie di donne che innovano e fanno crescere il paese sotto tutti i punti di vista. «È fondamentale che le donne si sentano consapevoli e capaci – ha concluso De Stefano – non è auto-accettazione, ma auto-efficacia».