Eppur si muove. Metà del gruppo Artemis dal quale verranno scelti i prossimi astronauti lunari è formato da donne e sappiamo che sarà una donna la prima a mettere piede sulla Luna nel 2025. Ma resta ancora molto da fare. L’astrofisica Patrizia Caraveo commenta il libro “Donne nella Scienza, la lunga strada verso la parità” di Maria Pia Abbracchio e Marilisa D’Amico
Chi crede fermamente che non esistono lavori per soli uomini ha una ragione per festeggiare perché è caduto un baluardo solidamente maschile. Per tutti i 70 anni di storia del National Weather Service Storm Prediction Center (il centro USA che prevede tornado e tempeste) le allerte per avvisare la popolazione del possibile verificarsi di eventi meteo estremi erano sempre state firmate da uomini. Il 15 febbraio è stata diramata la prima allerta meteo al femminile, era firmata da Elisabeth Leitman, la prima donna ad occupare la posizione di lead forcaster (capo meteorologo) nel centro. Non c’è arrivata per caso, Elisabeth sognava di fare questo lavoro fin da piccola, quando ha iniziato a leggere le allerte meteo prodotte dal centro. Fresca di nomina alla posizione di lead forcaster, il 15 febbraio era il suo primo turno di responsabile del centro e ha visto formarsi le celle temporalesche che si sono via via rinforzate ha deciso di lanciare un’allerta su un certa aerea. La giovane capo meteorologo è stata così orgogliosa di essere la prima donna a firmare un’allerta meteo, dopo 70 anni di storia solo al maschile, che si è fatta fare la foto mentre premeva il pulsante invio dal suo computer e l’ha postata su Twitter.
I did it!! My first watch issuance @NWSSPC and the first convective watch issued by a woman! 🎉🙌🏼💃🏻 pic.twitter.com/Ee8yXDevtw
— Elizabeth Leitman (@WxLiz) February 15, 2023
Evviva. Speriamo che faccia da apripista diventando un modello per altre ragazze che non si vogliono sentire dire che quello che vogliono fare è una professione da uomini. Purtroppo succede ancora ed è una delle ragioni per la mancanza di donne nelle professioni scientifiche, le cosiddette materie STEM (Science Technology, Engineering, Mathematics). La scienza ha bisogno del talento di tutti, uomini e donne, ma queste ultime trovano molti più ostacoli dei colleghi maschi perché, oltre a cercare di emergere in un ambiente competitivo, si devono battere contro i pregiudizi della nostra cultura che sconta ancora l’eredità aristotelica a proposito dell’intrinseca inferiorità delle donne. Ce lo spiegano molto bene Maria Pia Abbracchio e Marilisa D’Amico nel loro libro Donne nella Scienza la lunga strada verso la parità dove passano in rassegna i pregiudizi culturali alla base della disparità. Il libro unisce il punto di vista scientifico di Maria Pia Abbracchio, illustre farmacologa, con quello giuridico di Marilisa D’Amico, eminente costituzionalista specializzata proprio in diritto costituzionale al femminile. A questo proposito, bellissima la storia del contributo delle costituenti che si sono battute perché la Costituzione sancisse una vera parità tra uomo e donna. Ma inserire la parità nella Costituzione e cancellare le leggi discriminatorie emanate nel ventennio per impedire alle donne l’accesso agli uffici pubblici non è stato sufficiente. Le resistenze erano tante, le donne erano considerate fragili psicologicamente e menomate dal ciclo mestruale che le rendeva “volubili” quindi non adatte a professioni di grande responsabilità come quella del magistrato. A questo proposito, è bene ricordare che solo nel 1963 venne sancito il diritto delle donne a partecipare ai concorsi per entrare in magistratura e furono otto le vincitrici del concorso bandito nel maggio dello stesso anno. Le leggi, però, non bastano ad aprire alle donne tutte le professioni. A volte, gli ostacoli più difficili da superare sono i più banali. In ambienti di lavoro pensati per uomini non ci sono servizi igienici per le signore. Era una scusa che funzionava negli anni ’60 per tenere le astronome lontane dagli osservatori, ma funziona tuttora per impedire alle signore di lavorare sulle piattaforme petrolifere perché le docce non hanno porte, chissà perché.
Nonostante le difficoltà, sono molte le storie di successo come quelle delle due autrici che sono all’apice della loro carriera all’Università di Milano. Entrambe sono prorettrici (Abbracchio è prorettrice vicaria con delega a Ricerca ed Innovazione mentre D’Amico è prorettrice a Legalità, Trasparenza e Parità di diritti) e hanno un osservatorio privilegiato sulle carriere accademiche e sulla forbice delle carriere che vede molte donne iniziare ma poche arrivare ai livelli più alti. Entrambe hanno una storia personale da raccontare perché ogni donna impegnata in una carriera professionale deve fare acrobazie per conciliare lavoro e famiglia con i figli che non si fanno scrupolo di sottolineare che forse preferirebbero delle mamme più normali. So benissimo come ci si sente in queste circostanze, la mia deliziosa bambina mi faceva spesso notare che lei era l’unica ad avere la tata ad aspettarla davanti alla scuola. Io le rispondevo che avrebbe potuto fare la stessa domanda al suo papà, ma lei aveva buon gioco a dire che dei papà non c’era traccia, quindi ero io che mi dovevo sentire in colpa.
La disparità uomo donna nella gestione dei figli è un tasto dolente che è apparso forte e chiaro durante i lock-down degli anni scorsi. Mentre le produttività delle mamme scienziate è diminuita in tutto il mondo in tutte le discipline, quella dei papà è rimasta invariata, segno che, pur nell’isolamento casalingo, i maschi riuscivano a lavorare mentre le donne facevano molto più fatica perché, evidentemente, dovevano farsi carico anche di gestire le problematiche casalinghe aiutando i figli che erano alle prese con l’insegnamento a distanza. Anche in tempi normali, del resto, è ben noto che i figli fanno male alla carriera delle mamme, vuoi perché richiedono tempo e attenzione, vuoi perché le mamme vengono penalizzate economicamente. Stranamente, i papà sono indenni da questi effetti negativi, le loro progressioni di carriera e di stipendio non vengono intaccate dai nuovi nati. Anche in questo caso, la legge sulla parità salariale, pur aggirabile con i bonus, rimane una conquista fondamentale.
“La disparità uomo donna nella gestione dei figli è un tasto dolente apparso durante i lockdown. Mentre le produttività delle mamme scienziate è diminuita, quella dei papà è rimasta invariata”
Donne nella scienza offre un quadro realistico della situazione attuale sottolineando che, nonostante i passi avanti che si sono certamente fatti, la parità è ancora lontana. Tuttavia è di vitale importanza continuare a parlare di questo argomento. I problemi della parità di genere non si risolvono da soli, occorre che tutti ne siano consapevoli e che tutti facciano la loro parte.
A questo proposito, mi piace notare che la Nasa offre un bell’esempio di impegno nel valorizzare il contributo femminile all’esplorazione ed allo studio dello spazio. Metà del gruppo Artemis, dal quale verranno scelti i prossimi astronauti lunari, è formato da donne, e sappiamo che sarà una donna la prima a mettere piede sulla Luna nel 2025. L’ultima buona notizia sul lato NASA riguarda la nomina del nuovo Amministratore per la scienza: la prescelta è Nicola Fox, una esperta in fisica del Sole che ha preso servizio il 27 febbraio.