Gli USA vogliono negare l’accesso a 52 miliardi di dollari di finanziamenti a Cina e Russia per la produzione e la ricerca di semiconduttori ma la Corea del Sud tranquillizza le fabbriche cinesi
La guerra dei chip che vede U.S.A e Cina impegnate in una battaglia commerciale e industriale vede, da una parte, l’America che vuole negare a Cina e Russia l’accesso a 52 miliardi di dollari in finanziamenti per la produzione e la ricerca di semiconduttori mentre la Corea del Sud rassicura le fabbriche cinesi: le regole proposte dagli Stati Uniti non costringeranno coloro che avrebbero dovuto ricevere i finanziamenti a chiudere gli impianti.
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Perché gli USA negano i finanziamenti
Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha rilasciato una proposta di regolamentazione nell’ambito del programma di incentivi per la produzione di chips per far progredire la sicurezza tecnologica e nazionale americana imponendo una serie di barriere. Lo scopo è quello di garantire che la tecnologia e l’innovazione finanziate dal CHIPS and Science Act non vengano utilizzate da paesi avversari per scopi considerati dagli USA “pericolosi”, contro gli Stati Uniti e i suoi alleati e partner. Il CHIPS and Science Act fa parte dell’agenda Investing del presidente Biden che vuole incentivare la produzione e l’innovazione tecnologica guidando la competitività degli Stati Uniti e rafforzando la sicurezza economica e nazionale. La proposta, di fatto, limita i beneficiari di finanziamenti statunitensi dall’investire nell’espansione della produzione di semiconduttori in paesi esteri concorrenti come la Cina e la Russia e limita i destinatari dei fondi dall’impegnarsi in progetti di ricerca o licenza tecnologica con entità straniere competitor.
I danni per l’Asia
Negando i finanziamenti, la crescita della capacità di produzione di chip in Cina sarebbe limitata al 5% in 10 anni e al 10% per i chip più vecchi, secondo quanto ha affermato il ministero del Commercio coreano. Non sarebbero, invece, ridotti gli investimenti in aggiornamenti tecnologici e di processo e quelli dediti alla sostituzione delle apparecchiature necessarie per il funzionamento delle strutture esistenti. I produttori di chip di memoria più grandi al mondo come Taiwan Semiconductor Manufacturing, Samsung Electronics e SK Hynix sarebbero colpiti dalla misura proposta dagli USA. Taiwan Semiconductor, il più grande produttore di chip al mondo, sta investendo 40 miliardi di dollari in un nuovo impianto di chip in Arizona e produce anche in Cina, e anche Samsung Electronics e SK Hynix, che hanno impianti di produzione di chip in Cina, stanno investendo negli USA. Samsung, oltre al piano di investimento di 230 miliardi di dollari in Corea del Sud per la produzione di chip, sta costruendo anche un impianto in Texas che potrebbe costare più di 25 miliardi di dollari e la società a capo di SK Hynix, la SK Group, ha annunciato l’anno scorso l’intenzione di investire 15 miliardi di dollari nell’industria dei chip negli Stati Uniti. Nel frattempo, il governo sudcoreano ha previsto una serie di incontri con le industrie locali per analizzare le regole proposte e consultare le controparti statunitensi entro 60 giorni, secondo quanto comunicato dal ministero.