«Fino al 10 febbraio, tra le 17 e le 20, chi andrà in metro a Milano potrà imbattersi nel Festival di SanMetro. Suoneranno e canteranno 30 artisti emergenti e il pubblico voterà il migliore che si esibirà al MI AMI a maggio». Siamo nel pieno del clima da kermesse e ogni giorno l’attesa per molti può farsi snervante. Forse è anche per questo che la startup Open Stage, guidata da Ugo Vivone, ha scelto di organizzare un evento diffuso in tre stazioni della metropolitana milanese (Loreto, Garibaldi e Bicocca) dove i pendolari possono godersi anche soltanto pochi istanti di musica indie prima di sfrecciare a casa e sintonizzarsi con la città dell’Ariston.
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Open Stage, come funziona il Festival di SanMetro
Il Festival di Sanremo è da 74 anni il punto di riferimento per la musica italiana e grazie alle direzioni di Amadeus il fenomeno è diventato, se possibile, ancora più pop. Ma cosa può c’entrare una startup musicale con uno degli eventi televisivi di maggior successo?
Fondata nel 2020 Open Stage è l’azienda che ha sviluppato una piattaforma online attraverso cui ciascun artista può prenotare uno spazio in città , dove esibirsi ed essere a norma in caso di controlli. Al momento la startup conta 400 postazioni (distribuite 300 a Milano e 100 a Verona) e sta per accendere i riflettori pure in Portogallo.
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«I locali che offrono musica dal vivo sono calati – spiega il Ceo – e quindi per dare un’opportunità di emergere il nostro modello attrae. Mettiamo a disposizione spazi in metro, nelle stazioni, nei centri commerciali, nelle piazze». In alcuni contesti – 38 per l’esattezza – la startup ha installato un totem che contiene casse, mixer e tutto l’occorrente per l’artista.
Open Stage funziona come un portale di prenotazione per artisti, che individuano i palchi virtuali disponibili, si prenotano e possono far sapere al pubblico luogo e orario dell’esibizione. «Fortunatamente nel post pandemia le cose si sono resettate: la gente vuole tornare a scoprire e conoscere i musicisti dal vivo».
Quanti artisti si esibiscono con Open Stage
La musica da strada è un fenomeno principalmente anglosassone e che ancora oggi trasmette il senso genuino dell’arte come performance per il puro piacere del pubblico, raccolto in un momento di gioia e condivisione. Molti artisti che oggi riempiono gli stadi e le arene è da lì che sono partiti. Si pensi soltanto ai Måneskin che nel 2017 cantavano per le strade di Roma e nel 2021 hanno vinto il Festival di Sanremo per poi conquistare il mondo a suon di rock.
La scelta di esibirsi in strada, senza troppi orpelli o infrastrutture, continua a invogliare le band a mettersi in gioco. L’esempio più recente è quello dei Green Day, storico gruppo punk statunitense che qualche settimana fa ha deciso di suonare nella metro di New York alcuni brani dell’ultimo album.
Ugo Vivone già aveva esperienza con l’organizzazione di eventi musicali. «Prima di Open Stage ho portato concerti negli ospedali, con 500 artisti. Oggi con questa startup abbiamo una community di 8mila musicisti». Nel 2023 l’azienda ha fatturato 750mila euro (nel 2022 380mila) con un team di 12 persone. Il modello di business prevede che l’artista non paghi. «Abbiamo fatto profitti dal primo anno. Non siamo come Spotify che guadagna su quello che un cantante pubblica sulla piattaforma. Usufruisce del palco gratuitamente e se fa esibizioni ed eventi speciali lo paghiamo. A investire sono le città o le aziende in cui organizziamo spazi e in più è possibile brandizzare i totem».