Favorire la contaminazione tra imprese tradizionali e startup digitali come leva della ripresa economica: questo il messaggio chiave dell’Open Innovation Summit 2016
Accantonare gli unicorni, le startup valutate oltre 1 miliardo di dollari e fare in modo che anche solo il 5% delle 200.000 imprese italiane, con più di 10 addetti, adottino una startup digitale, creando migliaia di nuovi posti di lavoro, facendo crescere il PIL e la competitività del sistema imprenditoriale italiano. È questa la ricetta lanciata da Digital Magics in occasione dell’Open Innovation Summit 2016, in programma a Saint-Vincent 1 e 2 luglio.
I principali protagonisti del mercato, istituzioni, investitori, incubatori, startupper si sono confrontati su evoluzioni, trend e opportunità di innovare i processi aziendali interni, prodotti e servizi grazie alle giovani imprese innovative ad alto contenuto tecnologico. Presenti, fra gli altri, Paolo Barberis, consigliere per l’innovazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Stefano Firpo, direttore generale del Ministero dello Sviluppo Economico, Marco Gay, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria nonché vicepresidente di Digital Magics.
Hanno partecipato i vertici di Bricoman, Cisco, Club degli Investitori, dPixel, Ernst & Young, euro engineering (gruppo Adecco), H-FARM, IBAN, IBM Italia, Italia Startup, Kanso, Nana Bianca, PoliHub, QVC Italia, Smau, Talent Garden e Tamburi Investment Partners.
«L’Open Innovation Summit 2016 – ha detto Alberto Fioravanti, fondatore e presidente esecutivo di Digital Magics – è il terzo incontro del GIOIN, network dedicato all’innovazione delle imprese italiane, riservato agli imprenditori, al top management e ai professionisti. L’appuntamento ha come obiettivo quello di diventare il punto di riferimento annuale per misurare lo stato dell’Open Innovation In Italia. Il GIOIN nasce da un’idea di Enrico Gasperini, fondatore di Digital Magics e riconosciuto pioniere nell’innovazione,scomparso prematuramente a novembre del 2015».
Il corporate venture capital è un acceleratore naturale
Per Marco Gay, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria e vicepresidente di Digital Magics «favorire i rapporti fra le PMI italiane e le startup, con programmi di Open Innovation innescherà circoli virtuosi e creerà valore aggiunto per entrambi le parti. Questo modello, che può portare a corporate venture capital, viene applicato in molti Paesi del mondo con grande successo. L’incontro fra le imprese e le startup – ha aggiunto – deve portare all’acquisizione di queste ultime e a exit industriali. Il matching con la nuova impresa digitale rappresenta un acceleratore naturale per l’innovazione dell’industria tradizionale, che porterà la nostra tradizione e il nostro Made in Italy a competere con ancora più successo nella competizione internazionale».
Startup, exit e il mito dell’unicorno
«Oggi – ha detto invece Layla Pavone, amministratore delegato di Digital Magics per l’Industry Innovation – quando si parla di startup, il mantra è la parola EXIT, ovvero le giovani imprese innovative italiane nascono per poter essere vendute al miglior offerente dopo qualche anno. È evidente, in questo senso, la visione speculativa che si attribuisce a chi decide di fare impresa, cosi com’è altrettanto evidente che il ruolo del venture capital assuma un’importanza strategica nel breve termine. L’obiettivo è avere un ritorno d’investimento molto elevato nel giro di pochi anni. Da qui nasce il mito dell’unicorno, ovvero le startup valutate più di un miliardo di dollari».
La mappa delle startup valutate oltre 1 miliardo
Nel 2009, è stato spiegato durante l’Open Innovation Summit 2016, c’erano solo 4 startup al mondo valutate più di un miliardo di dollari. Nel tempo il loro numero è cresciuto in maniera importante. Oggi, secondo i dati di CB Insights, ce ne sono 152 nel mondo. In Europa (Fonte GP. Bullhound) arriviamo a 47. Le più grandi sono nell’ordine Spotify, Skype e Zalando. Hello Fresh, Blippar ed Evolution Gaming sono fra le ultime arrivate. In Italia c’è stato fino ad oggi un solo Unicorno: Yoox che ad aprile 2016 aveva un valore di 4 miliardi di Dollari. Diciotto Unicorni sono nati nel Regno Unito, sette in Svezia, sei in Germania, tre in Francia. Queste aziende europee hanno impiegato tra i 7 e i 9 anni per diventare Unicorni. E al di là degli investimenti raccolti, al momento soltanto il 60% degli Unicorni europei fa profitti. Per capire i rapporti di forza col nostro Paese soltanto 7 startup di successo hanno raccolto fino ad oggi più di 10 milioni di euro.
Lavorare per far incontrare startup, PMI e grandi aziende
Secondo Digital Magics, gli Unicorni non possono costituire il fondamento dell’ecosistema delle startup, anche perché spesso sono il frutto di sopravvalutazioni. Se pensiamo al tessuto imprenditoriale del nostro Paese sarebbe più proficuo sostenere in maniera sana e ragionata la crescita delle startup. Ci sono quasi 6.000 startup iscritte nella sezione speciale del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio e oltre 200.000 grandi e medie imprese italiane con almeno 10 addetti. Se solo 10.000 (il 5%) di queste ultime, che certamente hanno necessità di fare innovazione, facessero sinergia con queste startup in un processo di contaminazione proficuo si creerebbe un’occasione di rilancio dell’economia italiana e del nostro PIL. Perciò non è più il caso di concentrarsi solo sugli Unicorni e sulle Exit, ma bisogna lavorare per favorire l’incontro fra le PMI, le grandi aziende italiane e le neoimprese innovative, per creare e favorire rapporti di collaborazione in ottica di sviluppo del business, ovvero di crescita del fatturato, da entrambe le parti.