Abbiamo intervistato l’Ad di Microsoft Italia per capire come il gigante di Redmond si “apre” alle startup. Ci ha dato 4 chiavi di lettura molto interessanti. Ecco il video
Sono passati quasi 6 mesi da quando il Ceo in persona di Microsoft, Satya Nadella ha tenuto a battesimo, a Roma, GrowItUp, il programma di accelerazione per startup promosso da Microsoft Italia. E’ uno dei primi esperimenti di open innovation che l’azienda di Redmond porta in Europa.
Per Microsoft l’apertura alle startup è un cambio di paradigma non solo locale ma globale. Abbiamo incontrato l’amministratore delegato di Microsoft Italia, Carlo Purassanta, a margine della firma di un protocollo con il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti. L’accordo prevede l’accesso gratuito a tecnologia e a corsi di formazione a tutti i giovani iscritti al programma “Garanzia Giovani” che vogliano avviare un progetto imprenditoriale all’interno del programma globale di Microsoft di accelerazione delle startup BizSpark.
A Purassanta abbiamo chiesto come Microsoft si “apre” alle startup. Ne escono fuori 4 chiavi di lettura molto interessanti, che riassumiamo qui.
1. L’open innovation nasce studiando l’Italia
«Open innovation – dice l’ad di Microsoft Italia – è un concetto estremamente importante che i professori americani hanno inventato studiando i distretti italiani negli anni ’80». «Bisogna capire che tutta l’innovazione non può venire solo dall’interno dell’azienda, ma anche dagli stakeholder esterni: clienti, fornitori, ricercatori, startup».
2. Il futuro è nei distretti digitali
Cosa manca oggi per aprire davvero l’innovazione delle grandi aziende? Per Purassanta, «dobbiamo re-inventare anche i distretti digitali: capire che mettendo a fattor comune diverse organizzazioni, imprese, pubblico e privato, si riesce a trovare più innovazione».
3. Innovazione aperta, global e local
Come si è aperta l’azienda fondata da Bill Gates? «Come Microsoft – ha spiegato l’ad italiano – abbiamo 2 esempi. A livello internazionale quando scriviamo codice lo mettiamo a disposizione degli sviluppatori molto prima di pubblicare le versioni finali e quindi in realtà i nostri sviluppi sono aperti. Perché lo sviluppiamo e lo co-sviluppiamo con quelli che poi a loro volta lo utilizzeranno per farne business». «A livello locale, cerchiamo di creare ecosistema. lavoramo coi ministeri, istituti, startup, associazioni di categoria, per portare cultura digitale, opportunità , programmi per fare coaching per le startup, eccetera
Tutto questo fa sì che il digitale possa diventare un asset più importante nella cultura italiana».
4. Co-creare
Il b2b può essere anche un modello di open innovation? Per Purassanta «bisogna Co-creare», e spiega: «Molte grandi aziende, anche alcune piccole, in questo momento vengono a trovarci, dicendoci “voglio fare un piano strategico, voglio reinventare la mia azienda a 5-10 anni. Ci fate discutere con un po’ di startup del nostro verticale che voi conoscete e che possano essere rilevanti per il nostro business?”». «Ora abbiamo quasi una funzione di catalizzatore per mettere la grande azienda insieme a questi ragazzi. E poi nascono opportunità . E questo è molto importante».
Aldo V. Pecora
@aldopecora