«Mezzi anti concorrenziali, escludenti e illegali per eliminare qualsiasi minaccia al suo dominio sulle tecnologie pubblicitarie digitali». Così si legge nel documento del Governo degli Stati Uniti
Nelle scorse ore il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha fatto causa ad Alphabet, l’holding che controlla Google, per la sua posizione dominante in materia di advertising digitale. Il gigante di Mountain View, in base ai dati del 2022 riferiti agli Stati Uniti, controlla quasi il 30% del mercato pubblicitario online, seguito da Meta (20%). «Google ha utilizzato mezzi anti concorrenziali, escludenti e illegali per eliminare o ridurre drasticamente qualsiasi minaccia al suo dominio sulle tecnologie pubblicitarie digitali», sono le parole del Governo americano che non lasciano spazio a interpretazioni.
La causa intentata contro Google parte dalla tesi secondo cui il motore di ricerca più grande al mondo abbia spazzato via la concorrenza, escludendo possibili concorrenti nel settore degli annunci online. Al centro della questione c’è la divisione della multinazionale guidata da Sundar Pichai che fa da intermediario tra inserzionisti e i siti web che si affidano a Google per inserire banner sulle proprie pagine online. Sembrerebbe esserci scarsa trasparenza su quanto denaro finisca nelle tasche di Google e quanto alle due parti.
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L’advertising gioca una parte predominante nel bilancio di Mountain View: l’80% delle entrate provengono da lì. Tra gli obiettivi del governo ci sarebbe quello di spingere la società a separarsi dal dipartimento che si occupa proprio di fare da intermediario pubblicitario. A unirsi alla causa del Dipartimento di Giustizia americano ci sono anche otto Stati (California, Virginia, Connecticut, Colorado, New Jersey, New York, Rhode Island e Tennessee).
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Non è la prima volta che il Dipartimento di Giustizia USA fa causa a Google. Era accaduto nel settembre 2020, durante gli ultimi mesi dell’amministrazione di Donald Trump e quel processo dovrebbe iniziare a settembre. Google, per evitare la causa, aveva proposto sì uno scorporo della propria unit advertising, ma che sarebbe comunque rimasta sotto il controllo di Alphabet.
Negli ultimi giorni abbiamo parlato più volte di Google: prima per i licenziamenti annunciati (12mila a livello globale) e poi per le contromisure che starebbe prendendo per rispondere al successo globale di ChatGPT, su cui Microsoft ha confermato un investimento multimiliardario (si parla di 10 miliardi di dollari).