Fare personal branding oggi cosa significa? Ne abbiamo parlato con William Arruda, massimo esperto nel settore
Motivational speaker, autore di best seller, CEO di Reach e co-founder di CareerBlast.TV. William Arruda è il massimo esperto di personal branding. In prima linea nel settore sin dalla sua nascita, Arruda insegna a tutti, dagli stagisti agli executive, come ottenere il massimo da questo strumento e come farlo al meglio. La sua piattaforma, CareerBlast.TV, spiega alle aziende innovative con video-learning quali tools adoperare per fare personal branding in modo efficiente. L’argomento è stato oggetto anche del suo ultimo libro, “Digital You“, che approfondisce assieme al co-autore Luigi Centenaro con esempi, riferimenti e contributi vicini all’Italia, il vasto mondo del personal branding. Pioniere e innovatore della materia, lo abbiamo intervistato a margine della presentazione di “Digital You” per chiedergli curiosità e strategie su questo settore che da oltre vent’anni si è imposto nel lavoro aziendale, delle startup e dei liberi professionisti.
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Cosa significa fare “personal branding”
In un mondo caratterizzato da un continuo flusso di informazioni, è necessario progettare in modo ottimale, autentico ma anche originale, la propria immagine che oggi passa, soprattutto, dal digitale. Dipendenti, manager, collaboratori, executive, venditori: tutti dovrebbero sfruttare al massimo le potenzialità offerte dall’online in un’ottica di personal branding. Basato su valori e impressioni, con il fine di accrescere il proprio network e affermare la leadership, questo strumento aiuta il singolo e l’intera organizzazione ad avere successo. “Digital You Canvas” è uno dei tool che si possono usare per migliorare l’immagine di se e della propria azienda agli occhi esterni: uno strumento innovativo, ben trattato nel libro, che permette di progettare, sviluppare e sostenere il personal brand sin dalla sua nascita. Ma le startup come possono utilizzarlo al meglio?
I consigli per le startup
“Oggi, il personal branding passa per l’integrazione della propria professionalità , competenza e personalità con quella dell’azienda stessa – racconta William Arruda in un’intervista a StartupItalia – Ognuno di noi dovrebbe investire in questo campo. Penso, ad esempio, al caso di successo di Tom Ford, ex direttore creativo di Gucci. Allo stesso tempo, questo strumento comporta anche dei rischi come apparire qualcosa che in realtà non si è per ottenere visibilità . In questo senso, il personal branding è un po’ un’arma a doppio taglio anche perché la linea tra la privacy e la visibilità , soprattutto di questi tempi, si fa sempre più sottile e mantenere inalterato questo confine risulta sempre più difficile. Quello che posso consigliare a una startup è iniziare a fare personal branding partendo sempre dai propri obiettivi. E sulla base di questi calibrare il modo più efficiente per comunicare al meglio la propria mission e per coinvolgere la community”.