Uno dei paesi più innovativi al mondo, più simile agli USA che all’Europa. In questo guest post Alberto Onetti, Chairman di Mind the Bridge, ci fa conoscere l’Head of Startup Division di un organo governativo che punta ad attrarre e trattenere le tecnologie
I dati sull’innovazione in Israele sono semplicemente impressionanti. Dal report report “Corporate Innovation in Israel” di Mind the Bridge presentato questa settimana emerge come ci siano quasi tremila scaleup in un paese di poco più di 9 milioni di abitanti. E soprattutto quasi 110 miliardi di dollari investiti, numeri che valgono gli ecosistemi di Francia e Germania messi insieme. Non a caso il 15% del prodotto interno lordo è generato dal settore high tech che contribuisce al 54% dell’export del paese. E ancora meno a caso molte delle principali aziende al mondo (182) hanno un presidio di innovazione nella Startup Nation.
Tra gli speaker dello Scaleup Summit Israel organizzato da Mind the Bridge questa settimana a Tel Aviv abbiamo avuto il piacere di avere con noi Hanan Brand, Head of Startup Division, Israel Innovation Authority. Ho chiesto ad Hanan di aiutarci a capire come il governo abbia supportato la creazione di una Innovation Powerhouse.
Cosa fa l’Israel Innovation Authority e quale è la sua storia?
L’Israel Innovation Authority è stata fondata nel 2016 con un duplice obiettivo: istituzionalizzare il ruolo del governo nello stimolo all’innovazione – avviato nel 1971 con l’istituzione di del Chief Scientist all’interno del Ministero dell’Economia e spinoffarlo in una unità autonoma. Siamo 140 persone, supportate da oltre 180 technical evaluators. Noi non siamo government officials. Ma non siamo neanche the private sector.
Quindi fate da ponte tra pubblico e privato. Ma come?
Il nostro compito è di avviare nuovi motori di crescita (quando il mercato non è ancora in grado di supportarne lo svilluppo alla giusta velocità) e sopperire a market failures, per ridurre il rischio del mercato privato, almeno nelle fase iniziali. Gran parte dei nostri investimenti va nelle deep tech. Esempi sono il quantum computing: l’anno scorso è stato lanciato il National Quantum Computing Center. Il climatech: a seguito del Climatech National Plan sono nate 700 startup, 1 su sette nate nel 2021 sono in questa area. E poi bio-convergence e alternative meat.
Ma come intervenite sulle startup? Prendete equity?
Non prendiamo equity perché il governo è troppo complicato per essere un buon socio. Noi diamo conditional loans, il che significa che se la startup ha successo ce lo restituirà. Quanto? Il 3% del fatturato prodotto. Indi se non produce fatturato nulla è dovuto. Ma man mano cresce ci ritornerà il capitale prestato.
E se la startup viene comprata?
Se l’IP e i dipendenti rimane in Israele nessun problema. Se questo cambia, devono restituire il triplo del capitale che abbiamo investito.
Investite da soli?
No, ma mai da soli. Investiamo sempre insieme al privato in una logica di matching che peraltro è la stessa che ha ispirato lo Yozma program negli anni Novanta – l’iniziativa che ci ha permesso di creare l’industria del Venture Capital. Molte volte partecipiamo in misura minoritaria, a volte possiamo arrivare fino all’80-85%. Ma mai da soli.