Nei giorni scorsi Elon Musk ha fatto causa a OpenAI, società che ha contribuito a fondare nel 2015 e da cui poi si è sfilato per divergenze sugli obiettivi. Secondo il Ceo di Tesla l’azienda guidata da Sam Altman avrebbe tradito la propria missione d’origine, ovvero quella di rimanere un laboratorio non profit al lavoro sull’AI. Nelle scorse ore è arrivata la replica da parte di OpenAI, con un post pubblicato sul sito della società e firmato da tutti i vertici, nel quale vengono allegati diversi scambi mail avuti con Elon Musk. «In totale, l’organizzazione non profit ha raccolto meno di 45 milioni di dollari da Elon e più di 90 milioni di dollari da altri donatori», è la premessa.
OpenAI: quando è diventata for profit?
Come spiegano Sam Altman e i più alti rappresentanti di OpenAI, l’azienda è nata come non profit, ma già alla fine del 2017 ha iniziato a discutere con lo stesso Musk per diventare for profit. «Non siamo riusciti a trovare un accordo con Elon su una società a scopo di lucro – proseguono nel post – . Ha quindi suggerito di fondere OpenAI in Tesla. All’inizio di febbraio 2018, Elon ci ha inviato un’e-mail in cui suggeriva che OpenAI avrebbe dovuto “attaccarsi a Tesla come vacca da mungere”, commentando che era “esattamente giusto… Tesla è l’unica strada che potrebbe anche solo sperare di tenere testa a Google».
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Su questo ultimo aspetto è bene precisare che la fondazione di OpenAI puntava allo sviluppo e alla crescita di un nuovo competitor di Google e della sua società attiva nell’AI DeepMind.
«Elon ha presto scelto di lasciare OpenAI, affermando che le nostre probabilità di successo erano pari a 0 e che intendeva costruire un concorrente dell’AGI all’interno di Tesla. Nel dicembre 2018, Elon ci ha inviato un’e-mail dicendo: “Anche la raccolta di diverse centinaia di milioni non sarà sufficiente. Servono miliardi all’anno immediatamente o scordatevelo”». Oggi OpenAI è un’azienda che ha alle spalle Microsoft (ci ha investito oltre 10 miliardi di dollari), con una valutazione che sfiora i 100 miliardi.
Altman e le cause in corso
A oltre un anno dalla pubblicazione di ChatGPT, il tema dell’intelligenza artificiale continua a dominare il dibattito e il panorama degli investimenti VC. Le ultime novità su Sora – il software di OpenAI che realizza brevi videoclip partendo da un prompt testuale – hanno spinto alcuni osservatori a ipotizzare uno scenario estremo: e se le Big Tech avessero già a disposizione l’AGI? Si tratta dell’artificial general intelligence, ossia un’intelligenza artificiale più intelligente del più intelligente degli uomini. Secondo il Ceo di Nvidia quel traguardo è comunque molto vicino nel tempo.
Quella con Elon Musk non è l’unica causa in corso che vede coinvolta OpenAI. C’è anche quella con il New York Times che nei mesi scorsi ha deciso di portare in tribunale l’azienda, accusandola di aver allenato la propria AI su milioni di articoli coperti da diritto d’autore, pubblicati dalla testata. OpenAI, nel frattempo, ha già replicato.