Cambridge Analytica è stato solo il primo caso: i sistemi di web tracking delle grandi aziende possono causare danni da 500 miliardi. Ma una startup di Torino ha creato uno “scudo” che protegge i dispositivi
Tra hacker e aziende si combatte oggi una guerra con armi sempre più sofisticate. Da un lato malware e web tracker, dall’altro sistemi di difesa pensati per ridurre al minimo il pericolo di un possibile data breach. In questo scenario è pronta a intervenire anche Ermes Cyber Security, startup nata come spin-off del Politecnico di Torino e incubata presso I3P.
Data breach e web tracker
Secondo il report Clusit 2018, gli attacchi di cybercrime sono quintuplicati nell’ultimo anno arrivando, nel 2017, a danneggiare le aziende per un importo complessivo di 500 miliardi di dollari.
Nello studio “Cost of Data Breach”, poi, il Ponemon Institute ha stimato che un solo data breach, con perdita di dati e account di utenti e dipendenti costa a un’azienda 3,62 milioni di dollari e in media ci vogliono 66 giorni per contenerlo. Il tutto senza considerare il danno di immagine e la perdita di fiducia da parte dei clienti che una violazione di questo genere può comportare. In particolare, i dati raccolti ci dicono che il ruolo dei web tracker, sistemi in grado di analizzare il traffico internet di ogni utente, profilandone dati e abitudini, è oggi determinante.
Se l’utilizzo iniziale di questi strumenti era quello aiutare i proprietari dei siti nell’identificazione di un utente, ora è radicalmente cambiato. I web tracker sono diventati altamente evoluti e invasivi. Tanto da spiare costantemente le attività dell’utente sul web e nella vita reale, arrivando a geolocalizzarlo, raccogliere informazioni sensibili su di lui e fare fingerprinting.
Questa consapevolezza ha spinto una startup di Torino a sviluppare una piattaforma apposita, Ermes Internet Shield, in grado di identificare automaticamente i web tracker e impedirre la loro azione proteggendo qualsiasi tipo di dispositivo.