A tre giorni dal voto siamo andati a ricostruire un caso che ha fatto discutere. Errori e superficialità che hanno portato alla diffusione di una notizia falsa
Non è mia intenzione discutere se i cittadini del Kekistan siano razzisti, omofobici, mangino bambini oppure supportino posizioni arcobaleno e integrazione. Non è mia intenzione perché se anche volessi non potrei, il Kekistan non esiste.
Raggiunto telefonicamente l’advisor sulla politica estera di Salvini (e deputato della Lega) Guglielmo Picchi (membro della Assemblea Parlamentare dell’OSCE e veterano di circa 50 missioni di monitoraggio elettorale) mi conferma che non ha conoscenza dell’esistenza di una nazione o regione ad elevata autonomia chiamata Kekistan.
Sicuro che la mia conoscenza geografica sia adatta a trattare questo tema andiamo avanti.
Dove si trova il Kekistan
È un opera di finzione goliardica nata durante le elezioni americane. Nata da un gruppo di nerd e gamers (Kek, sarebbe la divinità di questo gruppo ripresa da un video gioco piuttosto famoso) con uno spirito ironico piuttosto creativo che si erano stufati (durante le elezioni americane) del politically correct.
Quello che sfugge al lettore medio italiano è che se le nostre elezioni politiche sono “calde”, in America con Trump, non si andava per il sottile.
E il partito della signora Clinton (globalista, politically correct sempre e ovunque) ci andava pesante con gli attacchi a Trump. Tanto pesante che, ad un certo punto, il concetto era più o meno divenuto “se voti per i democratici ok, se non voti per noi sei ovviamente un razzista, omofobo, intollerante, white supremacy etc…” Insomma in Italia potremmo dire l’equivalente del “se non voti PD (che siamo globalisti, aperti all’immigrazione, tolleranti etc..) sei un razzista, cattivo, mangi i bambini (attività in passato riferita alle persone di sinistra) e ovviamente vuoi la fine dell’Italia andando a dare il voto o alla ultra destra (che non esiste in ambito di elezioni ) o ai caotici (identificati mediamente con i 5 stelle).
Dal politicamente corretto al politicamente estremamente corretto
Il Politicamente corretto può diventare politicamente estremamente corretto, se si deve attaccare la contro parte.
All’evento di Salvini in Duomo (che foto alla mano pare aver fatto il pienone) si palesano dei ragazzi con la bandiera del Kekistan.
Ovviamente è un uscita ironica, ma Radio Popolare lancia un’analisi (supportata anche dalle parole del candidato PD Fiano) mischiando insieme Kekistan, razzisti, supremazia bianca etc… La loro analisi mette insieme link che provano come il Kekistan (foto alla mano) e la sua bandiera siano spesso vicine a bandiere naziste o estremiste.
Ora un paio di considerazioni meramente tecniche.
Le foto che ho visto non riportano il contesto. Non sono riuscito a comprendere chi le abbia scattate. Non si discute chi è la persona che porta la bandiera del Kekistan (che presumibilmente si può stampare prendendo la grafica da internet). Non ho trovato (ma prego chiunque di correggermi) affermazioni naziste sui siti che ho visitato dello stato del Kekistan. Sia sul sito Usa che su quelli italiani fanno battute ironiche, caustiche, e sicuramente scomode ( specialmente al PD). Dal qui a definirli estremisti ce ne passa.
Le uniche analisi ben fatte che ho trovato sono quelle sviluppate da Vice, che, coerentemente con la loro posizione neutrale, analizza il fenomeno.
Sul tema “politicamente corretto” e come questo mono pensiero stia violentando la democrazia anche dei social network (facebook per esempio) c’è un ottima analisi di Quartz. Questa analisi chiama in campo una più ancora interessante analisi di Richard Bernstein sul New York times che, già nel 1990, si domandava come era possibile che il “politicamente corretto” stesse diventando un movimento al quanto aggressivo e violento (a livello dialettico).
Dal politicamente corretto alle fake news il passo è breve
E giungiamo ai giorni nostri, dove per un paio di ragazzi che sventolano una bandiera goliardica viene giù il mondo.
Intendiamoci è comprensibile che sotto le elezioni ogni partito cerchi di gettare fango sull’altro, ma qui si passa dallo scherzare, all’essere caustici al creare fake news. La notizia è stata infatti seguita dai quotidiani nazionali
Se devo leggere le testate nazionali che urlano subito al razzismo credo che il problema delle fake news, come spesso ho già dibattuto, non sia in vero un problema di qualche super complotto Russo (tema ormai abusato) che mira a plasmare le giovani e innocenti menti dei giornalisti.
Alla fine delle elezioni si può notare come il fantasma del natale passato (la destra chiamata da alcuni media “estremista xenofoba etc..”) abbia collezionato si e no poco meno del 0.9% di voti. Un risultato ben distante dalle teorie paventate da molti giornali.
@enricoverga