La Mycroclean di Gorgonzola (Milano) si occupa di decontaminazione abiti e indumenti protettivi a barriera. Da gennaio fabbrica mascherine anti-Covid
Il nemico numero uno è il tempo. Anche in Mycroclean, azienda di Gorgonzola (Milano), la sfida contro il virus procede a ritmi forsennati. Abitualmente qua si lavora nel campo della decontaminazione di abiti in campo aerospaziale, farmaceutico, microelettronico e della produzione di indumenti protettivi a barriera, tra cui anche tute indossate nelle stazioni spaziali. Ma da quando Covid-19 ha preso il sopravvento, la routine è cambiata, al punto che l’azienda ha assunto ulteriore personale per produrre quante più mascherine protettive nel più breve tempo possibile. Ci ha accompagnato alla scoperta di quanto accade in azienda l’amministratore delegato di Mycroclean, Milena Baroni.Â
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Cosa fa adesso la Mycroclean
Nata più di 40 anni fa dalla famiglia Baroni, ex titolare di una lavanderia, Mycroclean oggi produce mascherine in fibra di carbonio con cuciture a barriera che hanno una capacità di filtrazione del 99,8% e possono reggere fino a 500 passaggi in lavatrice a 90 gradi. Prima di gennaio, fabbricavano 50.000 mascherine all’anno, adesso 70.000 a settimana. Un volume di lavoro impressionante per un’azienda di un’azienda di 25 dipendenti, che ha implicato anche l’assunzione di nuovo personale.
Quello che utilizza Mycroclean è un sistema brevettato nato per proteggere gli astronauti che, in tempi di Covid, torna utile a tutti. In particolare, queste mascherine con la cucitura a barriera sono progettate in modo che, se la cucitura dovesse cedere in un determinato punto, il soggetto resta comunque protetto perché sotto ce n’è un’altra di emergenza.
Il lavoro incessante in Mycroclean
Oltre a portare avanti le normali attività , l’azienda sta lavorando H24, a ritmi estenuanti, per riuscire a produrre quanti più dispositivi utili nel minor tempo possibile. Due sono i reparti a lavoro, su turni, senza sosta anche durante il weekend, oltre all’attività di ufficio e reception, dove il telefono squilla in media ogni 30 secondi.
Nel comparto di confezionamento, 18 addette azionano le macchine da cucire coperte dalla testa ai piedi con tute, visiere e rivestimenti anti-contagio.
Nonostante la scrupolosità nell’evitare qualsiasi possibile contatto, i dispositivi protettivi hanno bisogno di essere sanificati prima dell’imbustamento sottovuoto e proseguono la loro corsa nel reparto di decontaminazione e sanificazione. Appena fabbricati, vengono immessi in quella che ha l’aspetto di un’enorme lavatrice che fa parte del sistema brevettato. Una volta sanificato, il prodotto viene confezionato e imbustato dagli addetti in atmosfera protetta. Qua dentro non arrivano soltanto mascherine, ma anche tute indossate nell’aerospazio, camici portati da dottori, medici, infermieri e operatori sanitari, anche di coloro che hanno lavorato a stretto contatto con i malati di Coronavirus.