Una startup di Hong Kong ha inventato un modo innovativo per preparare un espresso ogni qualvolta lo si desidera. Tutto senza aver bisogno di elettricità o fornelli ma usando solo la propria forza.
Una startup di Hong Kong ha inventato un oggetto che potrebbe far felici moltissimi italiani e, più in generale, tutti gli amanti del caffè espresso. Si chiama Minipresso ed è la soluzione ideale per tutti quelli che non sanno rinunciare a questa bevanda. Neanche fuori casa, neanche senza fornello e caffettiera.
Non si tratta di uno strumento che permette di trasportare, mantenere caldo o riscaldare un caffè preparato in anticipo, ma un vero sistema per farlo “anywhere, anytime”. In qualsiasi momento e in qualunque luogo. Tutto, come dimostra questo video, con un po’ di olio di gomito:
Le caratteristiche di Minipresso
Minipresso pesa appena 360 grammi ed è estremamente maneggevole. È studiato per essere portato all’interno di valigie di qualunque taglia, borse o zaini. Non necessita di alcun tipo di elettricità, elemento che lo rende più versatile e funzionale di qualunque altra macchina per il caffè.
Il suo pistone semi-automatico non richiede alcun tipo di aria compressa e, per ottenere la bevanda, è sufficiente avere a disposizione dell’acqua. È disponibile in due versioni diverse: una per il caffè in polvere e l’altra per le cialde. Entrambe costano 59 dollari.
Hugo e la breve storia di Wacaco
La startup che ha creato Minipresso si chiama Wacaco ed è nata nel 2013. Uno dei fondatori, Hugo Cailleton ha lavorato per molti anni in un’azienda che costruiva macchine per il caffè ad uso domestico: «Ho avuto l’idea una mattina mentre ero in una trasferta di lavoro. Il caffè servito in hotel era pessimo e avrei dato qualunque cosa per prepararmi da solo un buon espresso».
Nei mesi seguenti Hugo ha provato tutte le varie opzioni presenti sul mercato senza ottenere, tuttavia, risultati accettabili. Così ha deciso di fare qualcosa in prima persona. Sfruttando le sue conoscenze e mettendo insieme un team con competenze diverse, ha trasformato quella che era un’intuizione individuale in un progetto collettivo: «È stato un lavoro lungo e con diversi ostacoli da superare. Non eravamo mai soddisfatti. Per riuscire a creare Minipresso abbiamo costruito più di dieci prototipi e testato il prodotto con amici ed estranei». Una perseveranza lunga 20 mesi che pare, nel tempo, abbia pagato. Rimane un solo dubbio: quel caffè sarà anche buono? Hugo giura di sì.
@ilmercurio85