Triton ci riprova. Dopo essere stato presentato (e criticato) nel 2014, il respiratore portatile è diventato realtà, anche grazie agli 800mila dollari raccolti su Indiegogo. Ci farà stare sott’acqua per 45 minuti.
Stare sott’acqua per 45 minuti ad una profondità di 5 metri senza dover risalire per respirare o dotarsi di bombole d’ossigeno. Questa è la promessa che Triton rinnova al mondo. Sì, perché sono passati quasi due anni dalla comparsa di questo device sulle scene tecnologiche e già allora il rumore che scatenò fu notevole.
In fondo non è difficile capirne il motivo: respirare sott’acqua è uno dei desideri che l’uomo coltiva da sempre, esattamente come il volo o la conquista dello spazio. E questo respiratore subacqueo, il cui uso ricorda quello di un comune boccaglio, apre nuovi orizzonti e insieme nuove perplessità.
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Come funziona Triton
L’ideatore si chiama Jeabyun Yeon. È un designer e imprenditore coreano con in testa un sogno: «Voglio dare la possibilità a chiunque di godere delle bellezze del mare senza ricorrere a costosi equipaggiamenti e impegnative lezioni di immersione». Così ha ideato e costruito questo piccolo respiratore che funziona in maniera molto semplice: l’acqua viene prima aspirata e poi espulsa mentre l’ossigeno viene conservato all’interno di un piccolo serbatoio.
Le “branchie” umane sono costituite da una fibra micro-porosa che rappresenta la vera innovazione di questa tecnologia. Triton è alimentato da una batteria modificata agli ioni di litio, che si ricarica in tempi brevissimi, e da un compressore che può estrarre abbastanza ossigeno per far respirare un essere umano.
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Nel 2014 questo meccanismo fece alzare più di un sopracciglio all’interno della comunità scientifica. Soprattutto riguardo alla pressione dell’acqua. Ma ora gli ingegneri di Triton assicurano essere affidabile ed efficace. Ed è proprio per questo che, due anni dopo, è arrivato l’annuncio: «Triton verrà commercializzato dopo l’estate». In quattro colori. Yeon ce l’ha fatta, forse.
Un incontro speciale
Triton è nato dall’incontro di Yeon con un imprenditore svedese di origine asiatica, Saeed Khademi: «Ci siamo conosciuti su un sito web per appassionati di design e tecnologia. Io avevo appena progettato e iniziato a sviluppare il respiratore ma mi ero reso conto che avevo bisogno di aiuto per riuscire a farlo diventare reale».
I due hanno in comune anche la passione per il mare e lo snorkeling: «Saeed mi ha permesso di trasformare il primissimo concept in un prodotto funzionante. Otto mesi dopo, abbiamo condotto il primo test di successo, giusto il giorno del suo compleanno».
Un crowdfunding di successo
Yeon, del resto, non è l’unico a credere in questo progetto. Oltre 2mila sostenitori hanno deciso di aiutarlo in una campagna su Indiegogo che ha raccolto oltre 800mila dollari. Non sono pochi visto che il goal iniziale era fissato a 50mila.
La versione che verrà commercializzata, al prezzo di 300 dollari, sarà ancora una fase prototipale, seppur avanzata, del gadget, con specifiche tecniche ancora limitate. I fondi raccolti serviranno per migliorare ancora quello che, se funzionasse, sarebbe davvero un oggetto rivoluzionario. Ma il condizionale resta d’obbligo.