Dopo l’impennata dei consumi digitali nel 2020, è l’anno dell’efficienza un po’ per tutte le Big Tech
Con una nota del Ceo, Bob Iger, Disney ha annunciato che nella settimana in corso darà il via al primo di tre round di licenziamenti che colpiranno in tutto 7mila dipendenti del gigante dell’intrattenimento. La notizia non sorprende e non soltanto perché sono mesi che le Big Tech stanno attuando piani di ristrutturazioni imponenti per ridurre i costi. Su Disney infatti si sapeva da febbraio che l’azienda avrebbe annunciato licenziamenti. «La difficile realtà di molti colleghi e amici che lasciano Disney non è qualcosa che prendiamo alla leggera – sono le parole dell’amministratore delegato -. Nei momenti difficili, dobbiamo sempre fare ciò che è necessario per garantire che Disney possa continuare a offrire un intrattenimento eccezionale al pubblico».
In tutto il mondo, stando ai dati ripresi dalla CNN, Disney dà lavoro a 220mila persone (il dato è di ottobre 2022). Questo piano di licenziamenti andrà a colpire dunque il 3% e riguarderà vari comparti della Big Tech: la distribuzione Disney, i parchi divertimento e anche ESPN. I tagli avranno una ripercussione anche sulla produzione dei contenuti originali: la società ha annunciato di voler tagliare oltre 5 miliardi di dollari di costi, in cui sono appunto inclusi 3 miliardi per la parte creativa.
Disney così come tante altre Big Tech ha saputo cavalcare i periodi immediatamente successivi allo scoppio della pandemia. L’impennata dei consumi digitali, facilitata dai lockdown attivati in mezzo mondo, ha favorito le sue piattaforme in streaming. L’allora Ceo Bob Chapek aveva pronunciato una dichiarazione che suonava come un passaggio storico: Disney punterà sempre di più sullo streaming, lasciando il cinema come un’opzione. Se le cose sono andate bene lato clienti, per i dipendenti sono stati anni di incertezza: già nel 2020 la multinazionale aveva annunciato licenziamenti di massa.