Le affermazioni dell’ex dipendente «non hanno alcun senso» secondo il Ceo
Una settimana da dimenticare per il gruppo Facebook. Nelle stesse ore in cui rimontava la polemica su privacy e lotta contro le fake news generata dall’intervista rilasciata dall’ex dipendente Frances Haugen (abbiamo riassunto la storia in questo articolo), le app del social network con più utenti al mondo, di WhatsApp e di Instagram hanno subito il down più lungo della loro storia. Per chi volesse approfondire la questione tecnica vi rimandiamo a due spiegoni (di Paolo Attivissimo e di Matteo Flora). Poche ore fa il fondatore e amministratore delegato di Facebook, Mark Zuckerberg, ha pubblicato un lungo post nel quale commenta le vicende. Ecco cosa ha detto.
Sul blackout storico
«È stato il peggior blackout che abbiamo avuto negli anni – ha scritto -. […] La preoccupazione più profonda di un’interruzione come questa non è quante persone passano ai competitor o quanti soldi perdiamo, ma cosa significa per le persone che si affidano ai nostri servizi per comunicare con i propri cari, gestire le loro attività o sostenere le loro comunità». Zuckerberg è passato poi ad approfondire un’altra questione altrettanto delicata: ieri, martedì 5 settembre, la data scientist Francese Haugen è stata ascoltata al Senato degli Stati Uniti, dove ha ribadito alcuni concetti espressi nell’intervista a 60 Minutes. Qui potete vedere alcuni minuti della sua testimonianza.
Sulle nuove accuse
Dopo giorni di silenzio a riguardo, Mark Zuckerberg ha parlato anche di questa faccenda che, secondo la stampa, ha condotto Facebook in una delle situazioni più difficili dai tempi dello scandalo di Cambridge Analytica. «Ci preoccupiamo profondamente di questioni come sicurezza, benessere e salute mentale» e, secondo il Ceo del gruppo, molte delle affermazioni fatte dalla Haugen «non hanno alcun senso».
«Al centro di queste accuse – prosegue nel suo post Zuckerberg – c’è l’idea che diamo priorità al profitto rispetto che alla sicurezza e al benessere. Non è affatto vero. Ad esempio, una mossa che è stata messa in discussione è quando abbiamo introdotto il cambiamento significativo delle interazioni social nella sezione Notizie. Questo cambiamento ha mostrato meno video virali e più contenuti di amici e familiari». Nel mirino delle recenti accuse a Facebook c’è stata anche la questione della tutela dei minori: secondo le accuse pubblicate dal Wall Street Journal, la multinazionale saprebbe da tempo i danni che Instagram può provocare sulla salute mentale dei giovanissimi ma non ha mai fatto abbastanza per correggere la situazione.
Instagram e i minori
«La realtà è che i giovani usano la tecnologia – ha commentato Zuckerberg – Pensiamo a quanti bambini hanno i telefoni. Piuttosto che ignorarlo, le aziende tecnologiche dovrebbero costruire esperienze che soddisfino le loro esigenze tenendoli al sicuro. Siamo profondamente impegnati a fare lavori leader in questo settore. Un buon esempio di questo è Messenger Kids, che è ampiamente riconosciuto come il migliore».
Per il post completo di Mark Zuckerberg vi rimandiamo a Facebook.