Un fondo da 40 miliardi di dollari da destinare al comparto dell’intelligenza artificiale, per investire in startup, scaleup e soluzioni di frontiera. Secondo il New York Times sarebbe questa la cifra che il governo di Riad vorrebbe raccogliere per lanciare un nuovo veicolo di investimento. Se venisse confermata, l’iniziativa porterebbe l’Arabia Saudita a diventare una delle aree del pianeta più ricche di capitali per chi sviluppa soluzioni di AI. La strategia della monarchia di bin Salman punta a proporre il suo Paese come una nuova El Dorado dell’innovazione, dal gaming fino al settore medtech e biotech.
Il fondo sull’AI di Riad in cerca di un partner VC
Tra i nomi citati dal New York Times che sarebbero coinvolti in questa raccolti di fondi miliardaria compare Andreessen Horowitz, uno dei fondi di Venture Capital più importanti della Silicon Valley e che ricoprirebbe il ruolo di partner del fondo. Peraltro su StartupItalia scrivevamo nei giorni scorsi proprio di un fundraising che Andreessen Horowitz sta per concludere (anche sull’intelligenza artificiale): 7 miliardi di dollari è l’obiettivo. La cifra è in qualche modo collegata a quanto sta accadendo a Riad?
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Se è vero che la Silicon Valley rappresenta ancora il luogo per eccellenza per chi fa innovazione e, di preciso, per chi sviluppa soluzioni di AI, l’Arabia Saudita sta d’altra parte bruciando le tappe per proporsi sullo scenario globale. Il fondo da 40 miliardi, secondo fonti anonime, dovrebbe essere inaugurato e presentato nella seconda metà del 2024.
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A muovere le pedine di questo fondo sull’AI sarà di nuovo il Public Investment Fund, di proprietà della famiglia reale saudita e che da anni investe miliardi sul fronte tecnologico. Lanciato nel 1971, è un veicolo di cui si legge spesso perché ha partecipazioni ovunque, dal calcio fino all’industria dei videogiochi. Il Medioriente in generale si sta affermando come fertile terra di raccolta (capitali) per molte Big Tech: c’è ad esempio OpenAI di Sam Altman, il quale ha in mente un progetto sui chip AI per il quale occorrerebbero 7 trilioni di dollari e in cui ha coinvolto anche il governo degli Emirati Arabi Uniti.