In un mondo che si divide di nuovo in blocchi contrapposti, la corsa allo spazio torna ad assumere significati differenti da quelli scientifici. Su StartupItalia il commento dell’astrofisica Patrizia Caraveo
Quando la NASA ha annunciato la lista delle cinque sorgenti celesti che sarebbero state “ritratte” nelle prime immagini del James Webb Space Telecope, come astronoma avevo un’idea abbastanza precisa di cosa aspettarmi. Ci sarebbero state immagini (certamente strepitose) di due nebulose della nostra galassia, di un famoso quintetto di galassie nel nostro vicinato cosmico e di un ammasso di galassie piuttosto lontano.
Poi, per dimostrare le capacità spettroscopiche, ci sarebbe stato lo spettro di un esopianeta colto mentre passava davanti alla sua stella. Una bella scelta di oggetti celesti vicini e lontani che avrebbero permesso di fare toccare con mano le potenzialità del nuovo osservatorio, il più complesso ed il più costoso mai costruito. Conoscendo bene la tendenza della NASA a spettacolarizzare i suoi risultati, mi aspettavo una presentazione curata nei minimi particolari e molto glamour.
Le immagini intrinsecamente senza colori perché a lunghezze d’onda infrarosse (quindi oltre al rosso) sarebbero state colorate dagli esperti dello Space Telescope Science Institute di Baltimore che hanno sviluppato tecniche raffinatissime per combinare le immagini originali monocromatiche dando a ciascun filtro un colore.
Lavorando in ottico sulle immagini dello Hubble Space telescope, i colori hanno un significato fisico che, invece, è totalmente perso nell’infrarosso dove la procedura di colorazione è utili per evidenziare le differenze tra i diversi filtri. Un oggetto più freddo (oppure più distante) emette di più alle lunghezze d’onda più lunghe alle quali viene assegnato il colore rosso. Un oggetto più caldo (oppure più vicino) emette a lunghezze d’onda sempre infrarosse ma più corte che vengono rappresentate con il blu. A metà strada tra i due c’è il verde.
E’ una procedura con un deciso tocco artistico perché il pubblico apprezza moltissimo le belle immagini e non si cura troppo del significato dei colori che vengono utilizzati. Sapevo che avrei visto immagini bellissime che avrebbero permesso di vedere oggetti debolissimi e particolari che fino ad oggi erano rimasti nascosti, ma non mi potevo immaginare che la presentazione delle prime immagini ottenute dal JWST avrebbe assunto un significato politico. Con un colpo di scena, il presidente USA Joe Biden, vecchio amico dell’Amministratore della NASA Bill Nelson, ha deciso di fare da testimonial alla presentazione in anteprima dell’immagine di un ammasso di galassie che amplifica, moltiplica e distorce gli oggetti più lontani la cui luce deve attraversarlo.
E’ un effetto ben noto chiamato lente gravitazionale ma la straordinaria sensibilità di JWST lo ha portato a livelli mai visti. Né Biden né Nelson hanno commentato il contenuto scientifico dell’immagine, che si presterebbe a interessanti considerazioni di fisica e di cosmologia, ma Joe Biden, affiancato dalla vice-presidente Kamala Harris, ha tenuto a darne un’interpretazione squisitamente politica dicendo che è la dimostrazione che l’America sa fare grandi cose. La registrazione del briefing alla Casa Bianca è un ottimo esempio di come presentare un’immagine astronomica senza parlare di astronomia. I moltissimi spettatori online non hanno nascosto il loro disappunto. “Tutto qui?” si leggeva nei commenti. In effetti l’immagine non si vedeva benissimo e non si potevano apprezzare i dettagli.
Guardate questo ritaglio (foto in alto) dove è possibile apprezzare come le immagini delle galassie più lontane (rappresentate in arancione) siano distorte dall’azione delle gravità dell’ammasso di galassie. Nella parte alta dell’immagine si vede una galassia a spirale avvolta intorno ad un’ellettica dell’ammasso. Ma tutti i trattini arancioni che si vedono sono immagini di galassie distorte e moltiplicate come in un gioco di specchi.
Tornando alla considerazioni sulla valenza politica di un’immagine astronomica, voglio ricordare che non è la prima volta che il telescopio incrocia la politica. E’ successo all’inizio del 2000, quando, già afflitto da continui aumenti di costo, il New Generation Space Telescope (NGST), come si chiamava allora, era andato vicino ad essere cancellato. Per blindare il progetto, la NASA decise di intitolarlo a James Webb, l’amministratore che aveva portato l’agenzia sulla Luna.
Una scelta squisitamente politica, visto che il signor Webb non aveva mai fatto alcunché in ambito astronomico, ma che, all’epoca, aveva avuto l’effetto desiderato anche se, alla lunga, si è rivelata non priva di problemi. C’è stato qualche imbarazzo quando, l’anno scorso, qualcuno ha fatto notare che Webb non aveva fatto nulla per difendere i diritti degli omosessuali che, durante il suo mandato, venivano discriminati dalla NASA e da tutti gli uffici federali. La NASA ha ordinato una ricerca di archivio dalla quale sembra non sia emerso niente di rilevante e ha lasciato cadere il problema, sollevando non poche perplessità.
Un’astronoma americana ha proposto una soluzione creativa suggerendo di mantenere l’acronimo ma cambiare il significato in Just Wonderful Space Telescope. Certo le immagini presentate nella conferenza stampa dalla NASA insieme all’Agenzia Spaziale Europea e a quella Canadese sono assolutamente wonderful. Le potete vedere nel sito NASA dedicato oppure scaricarle dall’archivio. Attenzione a non restare delusi: le immagini originali, che troverete in archivio, non hanno colori che sono un’aggiunta estetica per permettere al pubblico di apprezzare meglio i dettagli. E’ una filosofia che mi ricorda mia nonna che era solita dire “prendo tutto un altro aspetto se mi tingo col rossetto”.