Pur di essere indipendente aveva svolto ogni tipo di lavoro senza mai smettere di studiare. Dario Cascio racconta la storia del suo migliore amico Fulvio Filace, il 25enne morto dopo l’esplosione del veicolo sperimentale a idrogeno che stava mettendo a punto
Una notte con gli amici a Palinuro non avevano un posto in cui stare. Allora, come quando si è ragazzi e si fanno follie, si sono accampati sulla spiaggia, spargendo gli zaini pieni zeppi di vestiti sulla sabbia, e si sono addormentati contando le stelle. Questo è solo uno dei tanti ricordi che Dario Cascio, laureando in Ingegneria Navale, ci svela sul suo migliore amico, Fulvio Filace, il 25enne tirocinante del CNR morto a seguito dell’esplosione dell’auto sperimentale in cui viaggiava sulla tangenziale di Napoli, che ha spezzato anche la vita della ricercatrice Maria Vittoria Prati.
«Siamo amici da 22 anni, dalle scuole materne. Abbiamo trascorso una vita insieme. Mi ha fatto conoscere la mia attuale ragazza. Scherzando, mi diceva che mi avrebbe fatto da testimone di nozze», racconta Dario a Startupitalia. Da buoni amici Dario e Fulvio avevano tantissime passioni in comune. I videogiochi, i viaggi all’estero (tra cui le due tappe di Bucarest e Zante), ma soprattutto la passione per i motori: «In lui i motori erano una passione innata. Non gliela aveva trasmesso qualcuno della sua famiglia. Quando ha iniziato questa sua avventura al Cnr era entusiasta. Il suo sogno era di studiare i motori a combustione interna, di fare pratica nella loro applicazione quotidiana e di apportare poi delle innovazioni nel settore», prosegue Dario.
Un talento rimasto inespresso
Parlando di Fulvio e del suo talento in erba, si pensa alla carriera di alcuni startupper che, condividendo la stessa passione per i motori, hanno saputo creare startup di successo. In questo senso, la parabola di Fulvio sarebbe potuta essere diversa e assomigliare a quella di imprenditori, come Flavio Farroni con la sua Megaride, spin off universitario diventato poi una scaleup nell’industria automotive.
Fulvio aveva scelto un progetto del Cnr per concludere il suo percorso di studi, “Life Save”, spin off dell’ateneo di Fisciano nato in collaborazione con la eProInn. L’obiettivo era di convertire auto tradizionali in veicoli ad energia ibrido- solari e con costi ridotti per l’utenza finale. Il progetto era stato anche finanziato dalla Regione Campania attraverso i bandi Horizon 2020: «Diceva sempre che il suo sogno sarebbe stato quello di lavorare in Ferrari, salvo poi ritrattare, avvertendoci che anche la FIAT sarebbe andata bene. Da amico, intuivo che aveva tutti gli elementi per riuscire. Era determinato e perseverante con una mania, curare ogni cosa nei minimi dettagli. Poi aveva un grande pregio, sapeva trasformare ogni ansia e debolezza in un punto di forza. Tutti ammiravano questa sua capacità di trovare sempre il lato positivo anche nelle difficoltà», svela Dario. Un carattere che aveva forgiato grazie anche ai sacrifici che aveva da sempre fatto per raggiungere i suoi risultati, cameriere, porta pizza, per la sua voglia di essere indipendente.
«Cosa mi ha insegnato Fulvio? Che non devi mai snaturarti per adattarti al mondo. Che se riesci ad essere te stesso, anche in mezzo al caos, anche quando tutto rema nella direzione sbagliata, sei sul cammino giusto per avvicinarti a diventare chi vuoi davvero essere nella vita», conclude Dario che poi ci mostra un post che ha pubblicato poche ore prima della nostra intervista. Nel post un messaggio semplice e potente allo stesso tempo, con una foto che li ritrae insieme bambini: «Sarai sempre il mio migliore amico e nessuno sarà mai in grado di sostituirti. Sarai sempre parte di me, ti voglio bene».
NAStartUp: «Serve sicurezza»
Per Antonio Prigiobbo, designer e founder di NAStartUp, il network che dal basso accelera i progetti di innovazione: «Servono più risorse per trattenere i talenti al Sud e in sicurezza, affinché la vicenda di Fulvio e di Maria Vittoria non passi in sordina, con la fine dell’eco mediatico.
Secondo Prigiobbo «Fulvio e Maria Vittoria sono l’esempio di talenti che hanno scelto di contribuire allo sviluppo del proprio territorio in un progetto ambizioso, convertire tutte le vecchie auto con energie alternative ai carburanti fossili. Per ricordarli nel modo migliore, servono programmi ad hoc per garantire più sicurezza nel lavoro dell’innovazione delle startup e degli spinoff universitari. Dare più fondi per evitare incidenti dettati forse dalla troppa passione e dal desiderio di eliminare alcune lungaggini burocratiche».