Il primo ministro Benjamin Netanyahu punta a rendere il Paese un leader nell’ambito dell’AI
Israele sta impiegando tecnologie di intelligenza artificiale nelle proprie operazioni belliche. Come riporta Bloomberg, che ha citato fonti anonime dell’esercito, l’AI viene utilizzata in particolare per individuare obiettivi durante gli attacchi aerei in maniera più veloce e per gestire la logistica. Il sistema si chiama Fire Factory e come tutti i prodotti di intelligenza artificiale si appoggia su una quantità notevole di dati che organizzano di conseguenza le operazioni tenendo conto nel caso specifico del numero di munizioni, dei droni e degli aerei disponibili e dei target approvati dai militari.
Con Fire Factory non si scopre ovviamente oggi l’impiego dell’AI in ambito bellico, soprattutto in Israele. Il settore del resto è da oltre mezzo secolo un laboratorio per tecnologie che poi sfociano in ambito civile (internet ne è uno degli esempi più importanti). Israele è d’altra parte uno dei Paesi più all’avanguardia sia in ambito bellico sia in ambito tecnologico e l’impiego di AI si sta consolidando negli anni.
Il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu nel frattempo sta gestendo una situazione non facile a livello di politica interna. La sua discussa riforma della giustizia, che secondo i critici aumenterebbe i poteri dell’esecutivo nella sfera giudiziaria, ha generato proteste di piazza che hanno anche coinvolto startup e società tech (ne abbiamo scritto qui). In una recente intervista con il podcaster Lex Fridman, Netanyahu ha spiegato gli obiettivi del Paese in ambito di AI, confermando che Israele rimarrà una delle terre di frontiera dell’innovazione. Nelle scorse settimane ha festeggiato un accordo da 25 miliardi di dollari con Intel, che costruirà uno stabilimento per produrre chip.