Ma i responsabili di Qualcomm, che hanno appena presentato il nuovo SoC Snapdragon 8 Gen 1, dicono che la privacy non rischia. Ecco perché
Il prossimo anno gli smartphone Android top di gamma (dal Samsung Galaxy S22 allo OnePlus 10 e 10 Pro fino all’Oppo FindX 4 Pro o allo Xiaomi 12 e 12 Ultra) saranno equipaggiati con il nuovo SoC di Qualcomm appena presentato all’usuale evento alle Hawaii del colosso statunitense dei processori: si chiama Snapdragon 8 Gen 1 e fra le mille altre potenzialità consentirà anche di mantenere sempre la fotocamera frontale accesa, in grado cioè di “guardare sempre in modo sicuro la tua faccia, anche se non tocchi il telefono o non lo sblocchi”. Così ha detto Judd Heape, vicepresidente del product management di Qualcomm nel corso di un evento dedicato alle capacità del sistema, che consentirà appunto di mantenere una fotocamera come si dice always-on. Un bel grattacapo per la privacy, come ha giustamente sottolineato Dan Seifert su The Verge.
La personalizzazione della fotocamera
Ovviamente dal punto di vista di Qualcomm questo significa poter fornire ai produttori diverse possibilità di personalizzazione della funzionalità, come ad esempio sbloccare il telefono senza doverlo prendere in mano ma giusto rivolgendogli uno sguardo (stai cucinando, guidando, hai le mani impegnate eccetera) o, al contrario, bloccarlo istantaneamente quando non individua più il volto del legittimo proprietario. E quindi renderlo ancora più sicuro, magari inibendo le notifiche da app o chat quando individua più di un volto di fronte a sé. Ma certo l’idea di un sensore che ci guarda anche quando non lo usiamo solletica i più inquietanti incubi sulla riservatezza personale. Anche perché, almeno a primo impatto, non sembra offrire alcun vantaggio davvero imperdibile rispetto a quanto facciamo al momento con le fotocamere che attiviamo solo quando ci occorre, per fare foto o usare un’applicazione.
Come succede con gli assistenti vocali o gli smart display? Non proprio
Il paragone fornito da Qualcomm per questa funzionalità è quello dei microfoni dei dispositivi, sempre in attesa di un comando vocale in grado di sbloccare la Alexa, Siri o l’assistente Google di turno. Secondo The Verge i due aspetti non sono però del tutto sovrapponibili: in questo caso, infatti, i microfoni aspettano specifici comandi. Non restano tutto il tempo in osservazione di un volto. E anche i dispositivi smart casalinghi che già basano molte delle loro funzionalità sulla videocamera come gli smart display (basti pensare a quelli per la sicurezza), appartengono a un ambito d’uso molto diverso da uno smartphone che resta sempre con noi (e spesso includono tendine o interruttori per disattivare i sensori). E spesso contengono molte meno informazioni di quante custodiamo in un telefono e in tutto ciò a cui può dare accesso.
Il nuovo processore per analizzare le immagini (e i risvolti di privacy)
C’è dunque un discorso legato alle applicazioni (quali e quante di malevole potrebbero avere accesso continuo alla fotocamera always-on?). Heape ha specificato che le informazioni raccolte di continuo resteranno sul chip e non saranno trasmesse a server o programmi e ha anche chiarito che sarà impossibile penetrare quel sistema perché fa parte di un unico blocco hardware-software che mette insieme un nuovo processore per analizzare le immagini (ISP) in grado di utilizzare meno energia e un algoritmo di machine learning. Questo processore non può fare foto o registrare video e non ha neanche bisogno di farlo, visto che si limita a usare il sensore della fotocamera per scansionare continuativamente i volti che individua di fronte al telefono. Se l’algoritmo di apprendimento automatico determina che viene rilevato un volto, il resto dei sistemi del telefono viene attivato per autenticare l’utente e sbloccare il telefono o negare l’accesso. Dunque “è impossibile ottenere un’immagine in quelle condizioni di basso consumo” ha aggiunto Heape. Privacy garantita.
I produttori potranno scegliere se indicare all’utente, ad esempio con un led, che questo scanning continuo è operativo (perché il sistema non lo informa di default in nessun altro modo) e ovviamente consentire di disabilitare l’opzione o modularla in modo granulare in base a ciò che si vuole che riconosca e a come reagisca. I brand che equipaggeranno i loro telefoni con il nuovo Snapdragon 8 Gen 1 potranno anche scegliere di non avvalersi del tutto di questa funzionalità, una delle tantissime a disposizione sui complessi SoC forniti da Qualcomm. D’altronde è quel che molti già fanno lato imaging, ordinando chip privi di alcune funzionalità e integrando poi le proprie, sviluppate magari in partnership con altri brand di fotografia.
Il punto, rispetto alla privacy, rimane però uno: “Anche se non si troverà in tutti i telefoni in uscita il prossimo anno, la semplice presenza della funzionalità significa che a un certo punto verrà utilizzata da qualcuno. Questo crea un precedente inquietante e scomodo; Qualcomm potrebbe essere la prima con questa capacità ma non passerà molto tempo prima che altre aziende la aggiungano nella corsa per tenere il passo” chiude Seifert.