Anche The Associated Press e European Publishers’ Council hanno chiesto ai legislatori di introdurre nuove regole nell’utilizzo di dati per addestrare l’intelligenza artificiale
Per impedire che i suoi contenuti vengano utilizzati per addestrare modelli di intelligenza artificiale, il New York Times ha aggiornato i suoi termini di servizio vietando l’utilizzo di testi, fotografie, immagini, clip audio/video, “aspetto grafico”, metadati o compilazioni di cui è proprietario per lo sviluppo di «qualsiasi programma software per l’addestramento di un sistema di apprendimento automatico o di intelligenza artificiale (AI)».
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La scelta del NYT
I nuovi termini prevedono che strumenti automatizzati come i crawler di siti web progettati per utilizzare, accedere o raccogliere questi contenuti, non possano essere utilizzati senza il consenso scritto della pubblicazione. Il NYT afferma che il rifiuto di rispettare queste nuove restrizioni potrebbe comportare multe o sanzioni. Di fatto, molti modelli linguistici di grandi dimensioni che alimentano servizi di intelligenza artificiale popolari sono addestrati su vasti set di dati che potrebbero contenere materiali protetti da copyright o essere recuperati dal web senza il permesso del creatore originale. E il New York Times non è l’unico media a voler limitare l’accesso all’AI ai propri contenuti. Anche The Associated Press e European Publishers’ Council hanno firmato una lettera aperta chiedendo ai legislatori di introdurre regole che richiedano trasparenza nell’utilizzo di dati da parte dell’AI. E Microsoft ha aggiunto alcune nuove restrizioni ai propri termini e condizioni che vietano l’utilizzo dei suoi prodotti di intelligenza artificiale per «creare, addestrare o migliorare (direttamente o indirettamente) qualsiasi altro servizio di intelligenza artificiale», oltre a vietare agli utenti di eseguire lo scraping.