Pechino continua a insistere sulle nuove politiche ambientali combinate all’innovazione tecnologica. E nella provincia di Anhui è stato costruito un enorme parco solare galleggiante su quella che una volta era una miniera
Arrivederci carbone, ciao. O meglio, addio. Sì, perché la Cina continua a insistere sulle politiche ambientali. E o fa attraverso le nuove tecnologie. Un esempio? Dopo la progettazione della super autostrada smart ecco il mega parco solare galleggiante, costruito sopra una miniera ormai inutilizzata.
Un piano ambizioso
Non si tratta certo del primo ambizioso piano legato alle fonti rinnovabili da parte di Pechino, che da tempo continua a investire per migliorare le proprie condizioni ambientali attraverso innovazione e tecnologia. In questo caso però si tratta di un progetto particolarmente significativo, perché simboleggia la svolta impartita dal governo di Xi Jinping che vuole dire addio definitivamente al carbone e alle vecchie fonti di inquinamento.
166 mila pannelli fotovoltaici
A poca distanza dalla città di Huainan, infatti, nella provincia di Anhui, è stato realizzato un immenso parco solare galleggiante composto da 166 mila pannelli fotovoltaici disposti su un grande specchio d’acqua profondo dai 4 ai 10 metri. Si tratta del parco solare galleggiante più esteso al mondo. Una struttura che genera 40 megawatt, una quantità di energia tale da poter alimentare i consumi di circa 15 mila abitazioni. La particolarità di questo enorme parco solare, se non bastassero le sue dimensioni, è che sorge sopra quella che una volta era una miniera di carbone, poi collassata in un cratere nel quale si è formato un lago. La scelta di costruire l’impianto fotovoltaico proprio qui assume dunque una valenza anche simbolica.
La Cina dice addio al carbone
Ma i piani della Cina non si fermano certo qui. Il prossimo maggio dovrebbe essere inaugurato un analogo parco solare galleggiante, ancora più grande di quello di Huainan, ma sempre nella provincia di Anhui. Il nuovo impianto dovrebbe servire addirittura 94 mila abitazione. D’altronde la Cina continua a convertire impianti a carbone a un ritmo altissimo. Ne sono stati cancellati 104 solo nel corso del 2017. Il piano del governo cinese ha l’obiettivo di portare foreste e aree verdi dal 21% al 23% del totale del territorio nazionale entro il 2020. Per riuscirsi sono state messe in piedi operazioni come quella della provincia di Hebei, dove 60 mila soldati sono mobilitati per piantare alberi.
Le ripercussioni sociali
La fame di riconversione ambientale ha comunque anche risvolti sociali. Per esempio a Pechino, dove diverse famiglie sono state rispedite nelle campagne. Si tratta della classe più povera della capitale cinese, che occupava case alimentate ancora a carbone e dunque particolarmente inquinanti. Il progetto green di Xi Jinping non ammette soste e non fa prigionieri. Molti di loro sono stati costretti ad abbandonare le loro case e tornare in aree più remote della Cina.