Il sovraccarico da Covid-19 ha diminuito controlli e screening di routine: una piattaforma potenziata dall’IA promette di aiutare le persone a trovare informazioni garantite e proporsi per nuovi studi clinici. L’intervista a Chiara Thanner, la fondatrice
In tempi di pandemia, con gli ospedali sovraccarichi e l’attenzione per le altre patologie che da mesi è pericolosamente sotto le soglie di guardia, ogni strumento garantito e affidabile è utile a orientarsi. E ad accorciare eventualmente i tempi di diagnosi e terapie. Curia è un’applicazione (disponibile per iOS e Android) che prova a fare esattamente questo: offre la possibilità al paziente oncologico di accedere a informazioni accurate e strutturate in modo individualizzato grazie a un questionario sul proprio quadro clinico. L’intelligenza artificiale, monitorata da un team qualificato, raccoglie le informazioni su terapie, studi clinici ed esperti da fonti accreditate, come le agenzie regolatorie per i farmaci e i registri internazionali per gli studi clinici, mantenendole costantemente aggiornate. E fornendo indicazioni precise su come muoversi.
Il problema delle fonti affidabili
Nel 2020 sono previste 377mila nuove diagnosi di cancro in Italia e più del 70% dei pazienti oncologici italiani ha dichiarato che l’uso di app per la salute sia molto utile per aumentare le proprie conoscenze sulla malattia. “Per chi ha un tumore, è molto importante cercare online le opzioni di trattamento possibili per la propria malattia o un secondo parere. Molte delle informazioni sono però obsolete o non pertinenti. La tecnologia Curia è ideata per fornire solo informazioni rilevanti in un formato di facile comprensione” spiega Chiara Thanner, responsabile dell’applicazione. L’app consente inoltre la possibilità di inviare la richiesta di partecipazione agli studi clinici di interesse per il paziente, consentendogli di esplorare le diverse possibilità di ricerca e di cura, quelle più avanzate e di frontiera.
La partnership
L’app ha stretto una partnership con IncontraDonna Onlus, un’associazione che si occupa di prevenzione del tumore al seno: “Il panorama internazionale si sta muovendo verso un sempre maggiore coinvolgimento di pazienti e cittadini nella ricerca clinica – spiega la presidente Adriana Bonifacino – in Italia c’è ancora molto da lavorare per sensibilizzare la popolazione sulla possibilità di scegliere attivamente di partecipare a uno studio clinico; per incentivare la partecipazione è necessario far conoscere il valore della ricerca e i metodi con cui si sviluppa”.
La 28enne Thanner ha sviluppato l’app – che a quattro settimane dal lancio conta già oltre 5mila utenti – insieme al suo team. Di famiglia italiana e tedesca, ha precedentemente lavorato a EY, Goldman Sachs e all’ambasciata tedesca in Italia, e nella sua presenza nei media tedeschi e statunitensi ha parlato della missione di Curia e dell’importanza di essere pazienti informati. L’abbiamo intervistata per StartupItalia.
Com’è nata l’idea di Curia?
Molti pazienti ci hanno contattato ponendo le stesse tre domande: quali sono le opzioni terapeutiche per la mia condizione? A quali studi clinici posso partecipare? Chi sono gli esperti specializzati nel trattamento della mia malattia? Curia fornisce ai pazienti affetti da cancro l’accesso a informazioni accurate durante il loro percorso oncologico e lo fa attraverso la tecnologia dell’intelligenza artificiale di Innoplexus, la società di cui Curia fa parte. I pazienti ci hanno chiesto come poter utilizzare questa tecnologia B2B per trovare informazioni rilevanti sulla loro patologia e così abbiamo costruito l’app come un canale accessibile e gratuito. Dopo il nostro lancio nel giugno scorso in Germania abbiamo voluto lanciarla in Italia perché vogliamo incentivare l’educazione dei pazienti, sottolineare il valore della ricerca scientifica e far capire che l’informazione porta a esplorare maggiori possibilità di cura. In Italia, ad esempio, c’è ancora una certa diffidenza e poca familiarizzazione con gli studi clinici, e tra i motivi c’è la mancanza di strumenti informativi adeguati e accessibili.
Quali sono le garanzie scientifiche: state sondando ulteriori partnership, per esempio con ospedali e centri di ricerca?
Il contenuto dell’app viene esaminato e approvato da esperti medici. Capiamo che è spaventoso dire “quando si tratta delle informazioni sulla mia salute, mi fido di una macchina”. Infatti, Curia unisce il meglio dell’IA con l’esperienza e la competenza di medici per curare le informazioni proposte nell’app. La tecnologia vaglia solo fonti affidabili come i registri degli studi clinici e le agenzie regolatorie internazionali per costruire il suo database dinamico. I nostri medici controllano poi la qualità delle informazioni, che vengono visualizzate nell’applicazione in un formato di facile comprensione per il paziente, e individualizzate per la sua patologia. Attraverso questa combinazione, cerchiamo di risolvere il problema della disinformazione correlata all’uso di Dr. Google, e di rendere le informazioni provenienti dai siti istituzionali più accessibili per il paziente. Inoltre, stiamo lavorando a stretto contatto con ospedali e centri di ricerca, soprattutto nell’ambito della funzione di Curia che permette di inviare la richiesta di partecipazione agli studi dall’app. Quando una paziente presenta una richiesta per un trial, insieme al suo medico, facciamo da ponte tra il paziente e i coordinatori del trial clinico. Siamo una realtà nuova ma, in Italia, stiamo già collaborando con l’associazione pazienti IncontraDonna Onlus, e ci proponiamo di lavorare con le organizzazioni sanitarie che condividono la nostra missione di costruire un’infrastruttura in cui i pazienti possano essere maggiormente coinvolti nel loro percorso oncologico.
Quanto è importante potersi orientare tempestivamente in un periodo come quello attuale in cui la Covid-19 costringe le strutture sanitarie a trascurare screening e altri programmi di controllo per tante patologie oncologiche o disincentiva le persone a recarsi ai controlli in ospedale o negli ambulatori?
Prevenire è sempre meglio che curare, purtroppo è un dato di fatto che nell’ultimo anno gli screening annuali non si sono svolti come di consueto. Il sistema sanitario è sottoposto a uno stress senza precedenti, quindi per poter intervenire tempestivamente è ora più che mai importante che ogni cittadino si informi sul proprio rischio personale di cancro e sui sintomi. Se una persona nota un sintomo al di fuori del suo regime di screening, è fondamentale che la pandemia non la scoraggi dal contattare il proprio medico e recarsi alle visite. Bisogna far capire che i ritardi nelle diagnosi e nelle cure comportano un pericoloso aumento del tasso di mortalità per cancro. Ad esempio, per gli Stati Uniti è stata già calcolata intorno ai 10mila morti in più nei prossimi 10 anni per tumore del seno e del colon-retto. In Italia, l’Osservatorio Nazionale Screening ha invece stimato che a causa della Covid-19 nei primi 9 mesi del 2020 sono stati effettuati oltre 2 milioni di screening in meno.